Pessima la decisione del Governo di aumentare il canone Rai di 1,5 euro rispetto allo scorso anno, decisione contro la quale il Codacons presenterà ricorso al Tar chiedendo l’annullamento del provvedimento. Si tratta, infatti, di un tradimento di quanto promesso nelle conferenze stampa di presentazione del decreto anticrisi appena varato, nelle quali il Governo proclamava di voler bloccare tutti gli aumenti automatici. Certo leggendo poi nel dettaglio l’art. 3 del decreto anticrisi ci si accorge della scarsa applicazione del provvedimento visto che si sospende fino al 31 dicembre 2009 solo “l’adeguamento di diritti, contributi o tariffe … al tasso di inflazione”. In tal modo il Governo può arrampicarsi sugli specchi disquisendo che il canone Rai non è una tariffa, ma un’imposta, o come ha detto il sottosegretario Paolo Romani una tassa di possesso, ma francamente è una presa in giro dei consumatori.
E’ evidente, infatti, che se si vogliono rilanciare i consumi occorre che le famiglie vengano sgravate almeno per due anni da tutti gli aumenti automatici che subiscono, dalle tariffe dell’acqua escluse dal decreto anticrisi, alle autostrade (solo sospesi fino al 30 aprile), dal canone Rai al canone Telecom. Non è possibile, infatti, che stipendi e pensioni non siano mai indicizzati all’inflazione mentre tutto il resto si.
Piuttosto ci domandiamo che cosa aspetti il Governo ed in particolare il Ministro dell’economia e delle finanze a fare il decreto attuativo dell’art. 1, comma 132, della Legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Legge finanziaria 2008) che stabiliva che le persone di età pari o superiore a 75 anni con reddito proprio o del coniuge non superiore a 516,46 euro per tredici mensilità, potevano non pagare il canone Rai. Aspettano che arrivi il 31 gennaio ???????
Il Codacons chiede, anzi, di estendere l’abolizione del canone Rai a tutti quelli che hanno diritto al bonus famiglia, ossia agli 8 milioni di italiani più poveri.