Sei mesi per cambiare la class action. Il "classico" decreto legge con le proroghe di fine anno dispone, tra l’altro,lo slittamento sino al 1 luglio 2009 dell’entrata in vigore dell’azione collettiva a tutela degli interessi diffusi. Nell’arco di tempo a disposizione il Governo dovrà predisporre cambiamenti sostanziali a un testo, quello attuale, che presenta numerosi punti critici.
Lo slittamento è stato accolto da un fuoco di fila di critiche da parte delle associazioni dei consumatori e delle forze di opposizione. Critiche rafforzate poi dalla curiosa coincidenza per cui, nello stesso giorno in cui il Governo decideva il rinvio, il Senato approvava in prima lettura (si veda l’articolo a pagina 38) il disegno di legge delega sull’efficienza della pubblica amministrazione che introduce l’azione collettiva nel settore statale.
Le associazioni dei consumatori intanto promettono battaglia. Per il Codacons «Non è altro che l’ennesima truffa a danno degli italiani»; Federconsumatori attacca «il Governo e Confindustria che vogliono rendere impossibile l’azione di risarcimento per i danni subiti dai consumatori con le truffe Cirio e Parmalat». Per Italia dei valori e Rifondazione comunista, per una volta in sintonia, il Governo ha a cuore chi compie illeciti finanziari e non tutela chi ha investito gran parte dei propri risparmi in società gestite in maniera criminale.
Dal fronte del Governo si è fata sentire la voce del sottosegretario alla Giustizia Maria Elisabetta Alberti Casellati che ha ricordato come il pacchetto di correzioni alla versione attuale della class action è già pronto e va solo scelto lo strumento dove verrà inserito: in un disegno di legge specifico o nel collegato Sviluppo in discussione al Senato. Al momento il Governo pensa a limitare in maniera drastica la retroattività dell’azione collettiva che non potrà interessare illeciti commessi prima del 1? luglio 2008, una previsione che taglia automaticamente fuori le vittime dei crac finanziari degli anni passati. Inoltre verrà rivista la platea dei soggetti che possono proporre l’azione: non più solo associazioni dei consumatori o comitati spontanei, ma anche singoli esponenti della classe di interessi da tutelare.