RIMINI.Cinque condanne e decine di assoluzioni al processo Tucker celebrato nel tribunale di Rimini. La pena più alta, 11 anni e 4 mesi per truffa (tra le tantissime persone raggirate anche una cinquantina di aquilani) é per il fondatore dell’omonima azienda, Mirco Eusebi, che vendeva il dispositivo a modo di tubo di scappamento per auto che, sulla carta, avrebbe dovuto abbattere l’inquinamento dei gas di scarico e far risparmiare combustibile e costi per aziende e privati. Questo il verdetto di primo grado a Rimini, dopo 9 ore di camera di consiglio del collegio giudicante del tribunale. Per Eusebi l’accusa aveva chiesto 15 anni di reclusione e altri 14 per la sua compagna di vita e di affari, Ivana Ferrara, che pure é stata condannata, a 10 anni e 10 mesi. Insieme a loro sono stati condannati altri dirigenti dell’azienda: a Simone Ambrogiani, Samuele Pierfederici e Osvaldo Salvi sono stati inflitti 9 anni e 4 mesi ciascuno. Sono stati assolti altri esponenti del gruppo dirigente, come Emanuele Baroni, Dario de Bon e Iano D’Altri. Assolti anche i circa cinquanta dipendenti-adepti che erano accusati di aver dato vita a singole truffe. Questa sentenza attribuisce le responsabilità della truffa Tucker a poche persone, in pratica Eusebi e i suoi stretti collaboratori, che comunque restano tutti in libertà in attesa dell’appello, che i loro difensori hanno già annunciato di voler presentare. Il processo é durato poco più di un anno. Il caso venne sollevato fa da Striscia la notizia: al Tg satirico di Canale 5 si rivolsero infatti alcune delle migliaia di persone truffate. Secondo il Codacons vennero installati più di 14.000 dispositivi, al prezzo di 15 milioni di vecchie lire, per un giro d’affari di circa 200 miliardi. Eusebi e la compagna finirono in carcere l’8 ottobre 2002 per circa tre mesi e mezzo, più altri due mesi agli arresti domiciliari. Poi il Garante della concorrenza e del mercato, con una sentenza del 7 novembre 2002, stabilì che la pubblicità sul prodotto era ingannevole. Nel 2003 la Finanza sequestrò, su ordine del Gip, immobili e auto riconducibili alla Tucker, per un valore stimato in oltre due milioni e mezzo di euro. Ora l’azienda é fallita e il Comune di Riccione ha dovuto far bonificare l’area allagata a proprie spese, riproponendosi di chiedere il rimborso al curatore fallimentare. La truffa, non solo nei confronti dei molti clienti, veniva attuata attraverso una rete di venditori indottrinati da Eusebi con metodi spesso definiti da inquisizione, dopo essere stati obbligati a pagare in media circa 8.000 euro per entrare nell’organizzazione: per rientrare da queste spese c’era spesso un’unica strada, fare a propria volta nuovi affiliati su cui rifarsi.