Il Codacons torna sulla questione degli inviati delle varie testate giornalistiche che, dallo scoppio della guerra in Iraq, stanno rischiando la propria vita trasmettendo servizi dalla capitale iraqena sotto i bombardamenti.
L’associazione lancia quindi oggi un appello ai direttori di testata affinchè facciano rientrare immediatamente in Italia gli inviati presenti a Bagdad, ora che il conflitto si è intensificato e i rischi per la vita umana sono sicuramente maggiori. I cittadini italiani, infatti, non sarebbero privati del diritto all’informazione, perché questo sarebbe garantito dalla presenza sul posto dei corrispondenti inglesi, americani e arabi, a cui già adesso in un certo senso si appoggiano gli inviati italiani.
Infatti le notizie riportate da questi ultimi durante i collegamenti con i tg e i vari programmi, si rifanno alla notizie delle agenzie di stampa internazionali e ai continui ed aggiornatissimi notiziari della Cnn e della BBc, senza aggiungere sostanzialmente nulla di nuovo ai propri racconti, come emerso anche da un monitoraggio del Codacons effettuato sui tg di questi ultimi 5 giorni.
La presenza di giornalisti italiani quindi serve più a dare un’idea visiva del conflitto, trasmettendo i servizi, nei quali si ripetono fondamentalmente i testi riportati da Cnn, BBC, ecc., dalla terrazza dell’hotel Palestine, dalla quale si mostra il panorama della città sotto le bombe. E proprio questa circostanza e l’alto rischio a cui sono sottoposti gli inviati italiani in questo momento impongono, al pari di quanto fatto dagli ambasciatori, il ritiro da Bagdad, perché uno scoop non vale mai una vita.
Senza contare che, in caso di lesioni o peggio di decesso di un inviato a Bagdad, gli editori e i direttori di testata potrebbero essere chiamati dinanzi la Procura della Repubblica per rispondere di concorso in lesioni o morte accidentale.