Gli studi di settore sono utili indicatori della capacità di reddito delle categorie produttive diverse dal lavoro dipendente, ma non possono essere le uniche ed esaustive misure, né devono limitare gli accertamenti dell’amministrazione finanziaria per eliminare la piaga dell’evasione e dell’elusione fiscale, stimata in 150 miliardi di euro l’anno.
Con il pretesto dell’euro e con la complicità degli omessi controlli del Governo, si è concretizzato un indubbio, massiccio trasferimento di ricchezza, stimata in 52 miliardi di euro (4 per cento del Pil) dalle tasche dei lavoratori a reddito fisso, che hanno subito gli aumenti dei prezzi senza alcuna forma di tutela, nelle tasche di coloro che hanno determinato i prezzi, utilizzando come tasso di cambio lira-euro, non già 1.936,27 lire fissato a Bruxelles dai ministri economici, ma 1.000 lire arbitrariamente fissati su beni di larghissimo consumo !
Il Governo, invece di convocare un tavolo tecnico con le singole categorie per contrattare il tasso di evasione fiscale, che dovrebbe essere combattuta per far abbassare la pressione fiscale aumentata nel 2003 dello 0,9 per cento, ha il dovere di pubblicare i redditi delle singole categorie iniziando dal 2001, per verificare la congruità e la coerenza tra i redditi dichiarati e gli aumenti folli e speculativi, concretizzati con il pretesto dell’euro a danno di pensionati e lavoratori dipendenti, che non avendo la capacità di aumentarsi stipendi e pensioni hanno subito, soltanto in Italia, il più massiccio ed incontrovertibile impoverimento mai realizzato nei paesi industrializzati a danno di grandi masse di consumatori.