Anche il centro studi di Confcommercio, che avrebbe un interesse diretto all’ottimismo, smaschera la vera e propria bufala mediatica di ?frenetica corsa agli acquisti?, messa in piedi da parte di sedicenti difensori di consumatori, che descrivevano 3 giorni fa un quadro tutto rose e fiori della situazione economica delle famiglie italiane.
Il quadro economico incerto, la precarietà del lavoro, l’aumento delle spese fisse, spingono gli italiani al risparmio e impongono un calo dei consumi dell`1,5% rispetto al 2004, con un Natale “freddo ma non ghiacciato“, descritto dal Centro studi della Confcommercio, che pronostica 13,8 i miliardi di euro destinati all`acquisto di beni alimentari e non nel mese di dicembre (200 milioni di euro in meno rispetto ai circa 14 miliardi del 2004).
Reggono le spese alimentari (+0,1%) rispetto al 2004, crescono i prodotti tecnologici (+1%), flettono ulteriormente i prodotti tessili e di abbigliamento (-2,7%). Più negativo l`andamento per i giocattoli, i prodotti sportivi e da campeggio (-3,2%), i libri e i prodotti di profumeria.
Ma i sedicenti difensori dei consumatori ? affermano ADOC, ADUSBEF, CODACONS e FEDERCONSUMATORI – non avevano affermato pomposamente un aumento del 15 per cento degli acquisti, soprattutto l’abbigliamento, che cala purtroppo per carenza di materia prima, i cosiddetti dane’ per acquistarli ?
Intesaconsumatori si trova abbastanza d’accordo con l’analisi di Confcommercio sul modello di consumo: la distribuzione delle spese evidenzia che si mangia di più, soprattutto per la riscoperta dei prodotti tipici e ci si veste di meno, anche per l`effetto saldi che porta a rinviare a gennaio le spese.
Le maggiori decurtazioni che la tredicesima subirà quest`anno a causa dell`aumento delle spese fisse di fine anno, assicurazioni, adempimenti e bollette di ogni genere, a cui si aggiunge il rimbalzo negativo che su mutui, ratei, fidi e conti correnti bancari sta già avendo l`aumento del tasso di sconto deciso dalla Bce.
Poiché sulle intenzioni di spesa “peseranno in modo determinante le politiche di prezzo delle imprese commerciali, che dovranno in qualche modo stimolare e rivitalizzare una domanda in torpore“, con una quota crescente delle tredicesime destinata al pagamento degli onerosi tassi bancari, sui prestiti per credito al consumo superiori ad 1 anno e sui prestiti a medio/lungo termine per l`acquisto di abitazioni, Intesaconsumatori chiede ai commercianti di ridurre i margini di guadagno, abbassando i prezzi almeno del 30 per cento,l’unico modo per rilanciare i consumi e restituire parte del maltolto con la frenetica corsa agli aumenti con il pretesto dell’euro, alle stremate famiglie italiane.