roma Il petrolio torna al centro della scena. A lanciare la nuova provocazione è stato, nel giorno della conferenza di Gedda tra Paesi produttori e consumatori di petrolio che avrebbero dovuto annunciare un amento della produzione per calmierare il prezzo, il ministro dell`Economia, Giulio Tremonti si scaglia contro la speculazione intorno a questo prodotto. “Da una parte se oggi le famiglie soffrono l`aumento dei prezzi – dice Tremonti – è colpa della speculazione che di colpo si è mossa, passando dalle perdite sui mercati finanziari ai tentati guadagni sui mercati delle materie prime“. E il riferimento più evidente è nei confronti del petrolio record. “Fin quando con la speculazione vanno in galera a Wall Street non ce ne importa meno – dice Tremonti – ma se ci toccano il prezzo del pane a casa nostra dobbiamo reagire“. E sull`onda anche di questa proposta-propvocazione, ierim, il segretario nazionale del Codacons, Francesco Tanasi, ha annunciato che il 29 giugno, giorno della finale degli Europei di calcio, i consumatori di tutta l`Unione europea protesteranno contro il caro-petrolio. “I principali danneggiati dalla crescita selvaggia dei listini dei carburanti non sono pescatori e autotrasportatori, ma i consumatori – dice Tanasi – che risentono degli effetti delle quotazioni del petrolio in ogni settore della vita quotidiana: dal pieno di benzina alla bolletta della luce, dal costo della frutta alle tariffe degli aerei“. Per lo sciopero dell`energia “kick oil“, in tutti i Paesi europei, i consumatori invitano i cittadini, dalle 20,45, ora d`inizio della finale degli Europei di calcio, a spegnere tutte le luci e le altre fonti d`energia, lasciando accesi solo i televisori. “Con questa protesta simbolica – conclude Tanasi – i cittadini intendono chiedere a gran voce tre provvedimenti: la riduzione delle accise sui carburanti del 15% in tutti i Paesi dell`Ue; l`adozione di nuove politiche energetiche e il pagamento in euro del petrolio“. Intanto, trasparenza e regolamentazione dei mercati, più investimenti per aumentare la capacità produttiva e di raffinazione, nuovo appuntamento a Londra entro la fine dell`anno proposto dal premier britannico Gordon Brown sono le conclusioni della conferenza di Gedda tra Paesi produttori e consumatori di petrolio si è conclusa senza grandi sorprese, con impegni di carattere più che altro tecnico e mettendo in evidenza la spaccatura all`interno dell`Opec tra la “colomba“ Arabia Saudita, pronta ad aumentare la produzione, e gli altri membri del Cartello, intenzionati a resistere fino all`ultimo di fronte alle richieste di un mondo sempre più assetato di energia. L`appuntamento, organizzato dall`Arabia Saudita, ha visto da subito la contrapposizione sulle ragioni che hanno portato il greggio a sfiorare la soglia dei 140 dollari. I Paesi produttori hanno messo sul banco degli imputati la speculazione: a giudizio del presidente dell`Opec, Chakib Khelil, per esempio, prevedendo il barile a 200 dollari alcuni attori finanziari “si prendono gioco del mercato“. I Paesi consumatori, Stati Uniti in testa, sono invece convinti che a pesare sia l`insufficienza degli approvvigionamenti e che per questo sia necessario aprire i rubinetti. Un invito al quale ha risposto prontamente solo l`Arabia, il big dell`Opec da sempre disponibile nei confronti delle necessità dell`Occidente. Ryad non solo ha ufficializzato l`aumento della produzione a 9,7 milioni di barili al giorno