IL CASO LIMITE In questi ultimi mesi è stata registrata una pesante diminuzione nella vendita al dettaglio del pane, sia a livello nazionale che regionale. E non solo, ascoltando i panettieri di Udine pare che i loro ricavi abbiano subìto una perdita, in giugno, che rasenta il 30 per cento rispetto al mese di febbraio. Dato che però fa il pari con l`aumento registrato sul prezzo del pane: a marzo 2008, infatti, ha subìto un rincaro record rispetto allo stesso mese del 2007, con una crescita pari al 19 per cento. Aumenti in gran parte legati alla variazione del costo del grano a livello internazionale anche se la Coldiretti ha da poco reso noto che “dal grano, venduto a 0,22 euro al chilo, al pane, venduto invece a 2,7 euro al chilo, l`aumento del prezzo è del 1100 per cento“. E non è inusuale assistere a una lunga fila di persone che, di buon mattino, si raduna per riuscire ad accaparrarsi il cosiddetto pane comune, ovvero quel pane a prezzo calmierato che alcuni negozi e supermercati stanno recentemente riproponendo. Ma facendo un giro per i panifici della città si respira tutto il malumore del momento: “Questo è un trend che continua da maggio – ha spiegato Roberto Mazzoni, titolare del panificio pasticceria D`Este -; oggi sono arrivato a chiusura con sette chili di pane invenduto su venti“. E questa non è l`unica voce che va nella stessa direzione, “è un problema che investe tutto il settore“, ha chiarito uno dei titolari de “Il panificio“ di via San Rocco che ha aggiunto: “Questo poi è un periodo disastroso per le vendite poiché sono influenzate dall`alta temperatura che scoraggia il consumo di carboidrati“. E sentendo le voci dei diretti interessati, pare che nessuno di loro abbia ritoccato i prezzi che “sono sempre uguali“, ha assicurato la titolare del panificio “De Luisa“. Gli esercenti, dunque, inquadrano il problema in una più ampia crisi generale che impedisce l`acquisto persino dei beni di prima necessità . E Vitto Claut del Codacons ha prospettato “uno scenario sempre peggiore se questa tendenza troverà seguito“. E ha continuato: “La colpa è della nostra classe dirigente che dovrebbe calmierare quello che rappresenta uno degli elementi essenziali nella dieta della popolazione“.