ROMA Il prezzo del barile scende in picchiata, quello dei carburanti col contagocce: le associazioni dei consumatori non ci stanno. Adusbef e Federconsumatori denunciano la lentezza dei ribassi, nel periodo di punta dell`esodo estivo, e chiedono di abbassare i listini fino a 1,40 euro al litro. Il Codacons punta il dito contro le compagnie petrolifere e chiede l`intervento di governo e Antitrust, sospettando “cartelli e speculazioni“. Dopo la catena di record che aveva portato il greggio sulla soglia dei 150 dollari a metà luglio, il petrolio ha invertito rotta e lunedì è sceso sotto i 120 dollari per la prima volta da tre mesi. Un livello su cui si è mantenuto anche ieri. Per contro i prezzi consigliati dei carburanti, ossia quelli di riferimento che le compagnie indicano ai gestori, oscillano tra 1,481 e 1,489 euro al litro. Il 15 luglio erano saliti, sulla scia del caro-greggio, fino a quota 1,56 euro, il livello più alto mai raggiunto. Rispetto a questo picco, il calo a tutt`oggi si aggira sui 7 centesimi al litro. Troppo poco, dicono i consumatori. I primi di maggio, quando il petrolio era sui livelli attuali, la benzina viaggiava su quota 1,47 euro/litro, il gasolio su 1,45. “Rispetto ai massimi, il petrolio ha perso quasi 30 dollari, cioè il 20%“ sottolinea il Codacons “mentre la benzina è scesa meno del 5%“. L`associazione è convinta che i petrolieri stiano, “come ogni anno, speculando sulle vacanze degli italiani. Il prezzo dei carburanti dovrebbe calare immediatamente del 15%“, sostiene il Codacons e il fatto che “ciò non sia avvenuto accentua i sospetti di cartello e di speculazione a danno degli utenti“. Per questo l`associazione chiede “al governo di convocare immediatamente le compagnie petrolifere, come fece la scorsa estate il governo Prodi“, e “all`Antitrust di intervenire con urgenza“. Una richiesta di intervento arriva anche da Adusbef e Federconsumatori, secondo cui benzina e gasolio dovrebbero scendere a 1,40 euro al litro. La crisi dei consumi e la riduzione del potere d`acquisto delle famiglie italiane si fanno sentire anche su commercio e turismo: il settore ha chiuso in rosso il secondo trimestre dell`anno. Le vendite al dettaglio sono in affanno e denunciano un calo del 2,8% tra aprile e giugno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Situazione ancora più pesante per alberghi e ristoranti, alle prese con una riduzione del giro d`affari del 5,1%. I dati sono del Centro studi Unioncamere sulle piccole e medie imprese della distribuzione e dei servizi. La cosiddetta crisi della terza (e quarta settimana) si fa sentire anche durante i mesi estivi e le vacanze. Lo avverte distintamente anche coloro che gestiscono bar, ristoranti, stabilimenti balneari. La Fipe-Confcommercio ha analizzato le risposte dei 240mila gestori di altrettante imprese legate al tempi libero, nelle quali lavorano circa un milione di persone. Per il 64% dei gestori la stagione è iniziata peggio dell`anno precedente. La flessione, sottolinea la Fipe, a fine stagione sarà del 4,8%, che in termini assoluti corrisponde a 28 milioni di presenze in meno. Si spostano meno stranieri e ancor meno italiani; chi viaggia cerca di mantenere il portafoglio chiuso. La crisi dei consumi nel turismo è in grado di mandare in fumo quasi tre miliardi di euro di fatturato reale.