E’ il primo atto della Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta avviata dopo la dichiarazione di insolvenza di Alitalia: l’acquisizione dei bilanci consolidati negli ultimi 10 anni della compagnia di bandiera. Ieri di buon’ora, gli uomini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Roma si sono recati nella sede di via della Magliana con un decreto di acquisizione. Insieme con la documentazione contabile sono state acquisite numerose altre carte tra cui le certificazioni di bilancio redatte dalle società di revisione e quelle relative ai rapporti tra Alitalia ed i fornitori. A piazzale Clodio è stato sottolineato che l’attività svolta dalla Guardia di finanza costituisce un atto dovuto ed è il primo tassello per cercare di ricostruire il passato finanziario della ex compagnia di bandiera. Da questo momento, quindi, l’indagine si focalizza sul fiume di denaro pubblico affluito nelle casse di via della Magliana per controllare se tali risorse siano state usate in maniera congrua nel rispetto della tutela dei creditori e degli azionisti. Gli accertamenti, è stato sottolineato negli stessi ambienti della procura, non vertono quindi sull’attuale trattativa in corso per il salvataggio della compagnia, ma esclusivamente sul passato sfociato nella dichiarazione di insolvenza del 5 settembre scorso da parte del tribunale civile. Nessuna intromissione, quindi, sulla possibile nascita della new company ma solo un esame della gestione finanziaria del passato per verificare se sussistano fattispecie penalmente rilevanti. Per gli inquirenti, infatti, la dichiarazione di insolvenza, propedeutica di un vero e proprio fallimento e quindi, in via d’ipotesi, di una bancarotta, rappresenta una sorta di spartiacque. La documentazione acquisita sarà esaminata da due esperti: uno contabile ed un altro economista competente di trasporti. Il fascicolo processuale, che allo stato rimane senza ipotesi di reato e senza indagati, è stato aperto all’inizio di agosto sulla base di un esposto presentato dal Codacons. L’associazione di tutela dei consumatori ha ipotizzato i reati di truffa, in relazione al conseguimento di erogazioni pubbliche (il prestito ponte di 300 milioni di euro) ad Alitalia e malversazione. Nel rivolgersi all’autorità giudiziaria il Codacons ha sostenuto che il caso Alitalia non penalizza "solo il paese ed i lavoratori, ma trascina con sé migliaia di piccoli azionisti che avevano investito il proprio denaro in titoli della compagnia di bandiera". Nello stesso esposto l’associazione presieduta da Carlo Rienzi stima che in 10 anni Alitalia sia costata ai consumatori circa 5 miliardi e 187 milioni di euro.