C’è prezzo e prezzo: se un chilo di pasta cresce di 30 centesimi (del 26 percento) e una persona ne consuma mediamente 30 chili la differenza è di 9 euro. Non pochi, ma ci sono altri aumenti, magari in termini percentuali decisamente inferiori, che alla fine colpiscono le tasche dei cittadini in misura ben maggiore. VALE PER LE ASSICURAZIONI, per le tariffe di gas ed energia, e per la benzina. A Brescia si stima che il consumo medio sia intorno ai 510 litri pro capite all’anno, poco meno di un litro e mezzo al giorno. Se da un anno con l’altro il prezzo della benzina sale del 10 percento, come è accaduto nel 2008, si passa da 1.31 euro al litro a 1.45. Sono 14 centesimi, poco più del 10 percento. Non è poco in termini percentuali ma è soprattutto tanto in termini assoluti, dal momento che si sta parlando di un aumento, a parità di consumo di benzina, di circa 71 euro. Nei giorni scorsi le associazioni dei consumatori hanno provato a fare qualche calcolo "noioso" rispetto a come fluttua il prezzo del carburante. "Il prezzo del petrolio a circa 90 Dollari al barile, come si sta consolidando in questi giorni – affermano in una nota congiunta Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori – , impone una doverosa comparazione tra il costo odierno dei carburanti e quello nei mesi di novembre e dicembre 2007, gennaio e febbraio 2008, periodi in cui il petrolio si attestava alla stessa quota". EBBENE, PUR TENENDO conto del fattore di correzione dato dal diverso rapporto di cambio euro-dollaro, alle associazioni dei consumatori risulta che il prezzo della benzina dovrebbe attestarsi intorno a 1.38 euro e non a circa 1.45, come invece avviene. Il gasolio, attraverso un identico calcolo, dovrebbe attestarsi a 1.31 euro al litro, contro gli 1.40 al litro a cui è venduto oggi. "Non c’è bisogno di fare ulteriori commenti – sottolineano le associazioni dei consumatori -, se non quelli di sottolineare l’ennesima speculazione che si ritorce contro i cittadini e che serve, sia per aumentare i profitti e sia per far pagare ai cittadini stessi la Robin Tax sbandierata come tassa contro i petrolieri". Fabbio Baitelli, responsabile provinciale della Faib, la Federazione autonoma dei benzinai che fa riferimento a Confesercenti: "E’ evidente il differenziale di passo per cui quando cresce il prezzo del petrolio sale immediatamente anche la benzina, ma non accade il contrario con analoga celerità – rileva -. Il problema di fondo è che il prezzo lo fanno le società petrolifere. Noi abbiamo chiesto più volte che il gestore delle pompe di benzina fosse libero di scegliere da chi acquistare, ma questo oggi non è possibile e si dipende completamente da chi ti ha affidato l’impianto". E, se questa è la situazione, Baitelli ricorda che per i gestori il margine è fisso, intorno ai tre centesimi al litro, e per cui se il prezzo sale per il gestore non cambia nulla. Anzi, aumentano un po’ gli altri oneri. SE A QUESTO SI AGGIUNGE che l’aumento della benzina ha comportato, insieme ad altri fattori come il parco macchine complessivo più efficiente, una riduzione della vendita complessiva della benzina, gli affari per i gestori non stanno andando molto bene. Per il resto Baitelli ricorda che a determinare il prezzo finale della benzina influiscono non poco le tasse, nell’ordine dei due terzi. Questo per dire che non è così automatico ragionare di percentuali analoghe di salita o discesa del prezzo del petrolio e della benzina.