Una lettera e poi solo silenzio. Il Presidio Permanente ha deciso di accogliere così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in visita a Vicenza. «Stavolta niente contestazione – annuncia Cinzia Bottene – Non sempre è il modo migliore di manifestare il dissenso. Lasciamo che a parlare a Napolitano sia il messaggio di Andrea Palladio».I no base infatti hanno elaborato una "letterina" a nome dell’architetto padovano scritta in un italiano del Cinquecento: «Ove prima ho havuto occasion di praticare con molta sodisfattione e laude l’opera mia, ora vogliono fabbricare barbare caserme senza grazia e senza bellezza alcuna E questa stolta impresa haverà il tristo scopo di acommodare huomini di guerra ché possano portare morte e ruine a popoli infelici e travagliati. Et agli ingenui han ditto: non temete, avrete pace potere e schei». Quindi la critica del movimento di Rettorgole: «Non riusciamo a comprendere come un Presidente possa celebrare i 500 anni di Andrea Palladio, ammirarne le opere e ribadire che la nuova base statunitense a Vicenza deve essere realizzata. Siamo sicuri che Giorgio Napolitano avrà la buona volontà di spiegare ai cittadini vicentini come, in poche migliaia di metri, possano convivere i tesori tutelati dall’Unesco e una pericolosa installazione militare».Dopo la rabbia dei giorni scorsi dovuta alle dichiarazioni del commissario Costa, per gli attivisti di Ponte Marchese quella di ieri è stata una giornata positiva grazie alle notizie favorevoli alla consultazione giunte da Venezia.
Dal Tar solo schiaffi invece per i "Sì Dal Molin". Il responso negativo di ieri ha ricordato a Roberto Cattaneo, portavoce del comitato favorevole alla base, un’altra delusione incassata dal tribunale amministrativo: quella con la quale il 18 giugno scorso il giudice veneziano diede ragione ai ricorrenti di Codacons. Un pronunciamento che poi fu ribaltato dall’avvocatura dello Stato in sede di ricorso al Consiglio di Stato. Cattaneo si augura di riuscire a fare lo stesso, e a questo punto, con la consultazione in arrivo il 5 ottobre, si tratta di una vera lotta contro il tempo. «Lunedì presentiamo ricorso: speriamo di poter andare a Roma prima di quella data – dice il portavoce del "sì" – C’è delusione per la sentenza, ma dal Tar un po’ ce l’aspettavamo. Le motivazioni del giudici non convincono affatto. Cosa dirà il sindaco ai cittadini quando, dopo la consultazione, dovrà spiegare che è stato tutto inutile perché l’area al momento del voto era già degli americani?».