Sulla «tragica fatalità» – così domenica il presidente del consiglio Berlusconi commentava la morte del diciassettenne in seguito al crollo del tetto del liceo Darwin di Rivoli – il mondo politico s’interroga. Come fa ogni volta, all’indomani di una nuova tragedia. L’iter è noto. Prima il cordoglio per la notizia, poi l’indignazione nel leggere dati di cui tutti conoscevano l’esistenza, ma che solo il giorno dopo provocano sgomento: una scuola italiana su due è a rischio. Addirittura «31.500 scuole, il 75% del totale, non è sicuro e necessità di interventi urgenti», denuncia Carlo Rienzi, presidente del Codacons. E’ andata più o meno così anche il 31 ottobre 2002, quando una scuola elementare di San Giuliano si accartocciò su se stessa dopo una scossa di terremoto provocando la morte di 27 bambini e di una insegnante. Cordoglio e indignazione anche allora. A cui seguirono una sfilza di interrogativi e la caccia al colpevole. Sono passati sei anni e nulla sembra cambiato, il rischio di andare a scuola e non uscirne vivi rimane. Come rimane il teatrino della politica, fatto di accuse reciproche e di rimbalzi di responsabilità ogni qual volta una vita umana viene spezzata in un modo così assurdo. Ad insorgere, com’è normale nel gioco delle parti, è l’opposizione. Il Pd se la prende con i tagli, «23 milioni di euro in meno in Finanziaria sui 100 disponibili nel fondo statale destinato al patto per l’edilizia scolastica», accusa Mariangela Bastico che dice di aver lanciato l’allarme già un mese fa. «La mia denuncia partiva dal fatto che il decreto Gelmini sul maestro unico dimezza le risorse per la sicurezza antisismica negli edifici scolastici». Meglio il governo Prodi per la senatrice veltroniana, il Professore «aveva destinato a questo scopo oltre 295 milioni di euro, corrispondenti al 10 per cento degli investimenti globali in infrastrutture. Con il decreto Gelmini si riducono al 5 per cento, benché il governo (che riferirà oggi alla Camera, ndr) voglia far credere che c’è stato incremento di risorse». Anche Di Pietro punta l’indice contro la maggioranza, soprattutto per come ha liquidato la morte del giovane studente. «Non si può liquidare una tragedia come quella avvenuta sabato presso la scuola di Rivoli come una fatalità. Non sono d’accordo con il presidente del consiglio: c’è una chiara responsabilità politica che non può essere occultata». Per il leader dell’Italia dei Valori «le lacrime del giorno dopo del ministro Gelmini sono inutili». Dal canto suo, il ministro dell’Istruzione ripone il fazzoletto e va avanti per la sua strada. Lei ha la coscienza a posto: «Dal momento in cui mi sono insediata ed alla mia audizione alle camere, – dice – ho messo in evidenza il problema dell’edilizia scolastica». Bene brava, ma oltre a metterlo in evidenza, sarebbe cosa buona e giusta per un ministro anche agire di conseguenza. La sicurezza delle scuole italiane, per la Gelmini «è un compito del governo, così come degli Enti locali e non è un caso che abbia chiesto al ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto, di convocare al più presto la conferenza unificata con regioni, province e comuni perché è uno sforzo nazionale, è un impegno che ci deve vedere tutti in prima linea, proprio per avere il prima possibile l’aggiornamento dell’edilizia per intervenire là dove è necessario». Ci vorrà dunque ancora del tempo. Ma soprattutto servono più soldi. «Quelli che ci sono non sono sufficienti», mette le mani avanti la Gelmini. «Ma come, – gli risponde il capo della Protezione civile Guido Bertolaso – per la sicurezza delle scuole il governo Berlusconi aveva stanziato 500 milioni nel 2003, dopo la tragedia di San Giuliano. Ebbene, devono ancora spenderli». Aspettando che la politica finisca la fase della caccia al colpevole e si renda operativa, è la regione Piemonte a muoversi. E’ di ieri la notizia che il governatore Mercedes Bresso farà realizzare un check-up di tutti gli edifici scolastici per verificarne le condizioni profonde, in modo da evidenziare l’eventuale esistenza di rischi non individuabili con i normali controlli strutturali. Meglio tardi che mai.