S arà un Natale freddo ma non glaciale per i consumi. Confcommercio prevede un calo degli acquisti limitato all’ 1,5% ( in termini reali) anche grazie al rallentamento dell’inflazione che, secondo Unioncamere, è in ritirata sotto il 3%. Le famiglie trovano un po’ di conforto dalla caduta dei prezzi della benzina (- 25% da agosto) e da offerte e promozioni che si moltiplicano nei supermercati. Meno male, perché sul fronte delle entrate c’è poco da festeggiare. Le retribuzioni contrattuali medie non crescono oltre il livello del carovita, rileva l’Istat e ci sono 3,6 milioni di lavoratori che sono in attesa del rinnovo del contratto. Se poi si guarda all’insieme dei redditi reali, il panorama è peggiore perché la crisi morde sull’occupazione ( con l’aumento della cassa integrazione e, per i precari, nemmeno quella) e riduce il ricorso agli straordinari. Nei prossimi mesi non dovrebbe andar meglio: Confindustria vede in calo tanto la produzione industriale (-1% a novembre rispetto a ottobre e -5,3% rispetto a un anno fa) che il Pil: nel quarto trimestre 2008 la ricchezza nazionale si ridurrà di «almeno lo 0,5%» afferma il Centro studi degli imprenditori. Sarebbe così il terzo trimestre consecutivo con segno meno mentre la «crisi produttiva proseguirà nei primi mesi 2009» . Confcommercio frena invece sul pessimismo. La crisi si sente ma è un’onda lunga non uno tsunami. E poi «Natale è sempre Natale» e, grazie anche a una «ritualità degli acquisti» di fine anno , spiegato il presidente Carlo Sangalli, non ci sarà un crollo dei consumi. Un altro elemento che sorregge la spese delle famiglie è la politica di sconti degli esercizi commerciali ( un prodotto su tre è ribassato). Per dare uno choc benefico all’economia servirebbe però un intervento sulle tredicesime, almeno quelle meno ricche: a poche ore dal Consiglio dei ministri di stasera «ci permettiamo di insistere» , ha detto Sangalli, perché «con la social card, che pure è un passo importante verso chi ha bisogno, non si risolve il problema di ridare fiducia alle famiglie». La detassazione delle tredicesime, secondo Confcommercio, si tradurrebbe invece in larga parte in consumi e il mancato gettito per l’erario verrebbe in parte compensato dalle nuove entrate. L’organizzazione auspica ( su questo aspetto in sintonia con le richieste della Cgil) che il governo intervenga «in zona Cesarini». Senza interventi choc il Centro studi stima invece le vendite in crescita di un pallido 1,1% che depurato dall’inflazione significa un calo reale attorno all’ 1,5. Insomma non un dramma ma un Natale a luci basse. Gli italiani spenderanno comunque circa 8 miliardi negli acquisti legati alle festività mentre altri 19 circa se ne andranno per le spese di casa, i trasporti o per bar, ristoranti e viaggi. Il timore della crisi porterà anche a un aumento della quota di tredicesima «risparmiata » ( l’ 11,5% in più del 2007). Tra i settori di consumo si prevede una quasi tenuta degli alimentari mentre andrà peggio per il settore non alimentare. Per vestiti e scarpe nuove gli italiani aspettano i saldi. In sensibile frenata casalinghi, mobili e arredamento, libri e compact disc. I giocattoli evitano il crollo. Fin qui le previsioni dei commercianti. Per i consumatori invece il Natale sarà «gelido » e ci saranno cali negli acquisti che potranno arrivare in qualche caso fino al 25%. «Se Confcommercio vuol salvare i propri associati e consentire una ripresa dei consumi, accetti la liberalizzazione dei saldi», afferma Carlo Rienzi del Codacons. Confcommercio: a Natale atteso un calo limitato degli acquisti (-1,5%). Aumentano gli sconti e le offerte promozionali, si attende un calo dell’inflazione al 3%. Per l’Istat salari al palo, mentre 3,6 milioni di lavoratori sono in attesa del contratto