In tempo di crisi, un aiuto arriva dalla Corte Costituzionale: con la sentenza 335 dello scorso 10 ottobre, l’Alta Corte ha stabilito che il canone di depurazione va considerato come una componente della tariffa del servizio idrico, e non come una tassa. Ne consegue che in caso di mancata fornitura, in tutto o in parte del servizio, l’importo prelevato in bolletta deve essere restituito, per un periodo di prescrizione decennale. Tradotto: la bolletta, per coloro ai quali non è garantito il servizio, diventa sensibilmente più leggera, in più si può chiedere il rimborso per quanto pagato senza ricevere il servizio. «Secondo i dati dell’Arpal – spiega Furio Truzzi, presidente di Assoutenti – l’80 per cento dei depuratori del Tigullio non funziona. Il depuratore di Quinto è stato inattivo per diverso tempo, quindi i cittadini del Medio Levante possono chiedere un rimborso parziale. Totale invece per i residenti nel centro di Genova: gli scarichi finiscono in Darsena senza essere lavorati». Nove associazioni di consumatori (Acu, Adiconsum, Adoc, Cittadinanzattiva, Casa del consumatore, Codacons, Lega consumatori, Movimento difesa del cittadino, oltre ad Assoutenti) hanno deciso di far fronte comune contro le aziende che erogano l’acqua: Metiterranea Acque, IdroTigullio, Amter e altre. « Siamo in attesa dei dati ufficiali – premette Truzzi – ma abbiamo stimato che il consumo annuo di acqua in Liguria è di 100 milioni di metri cubi, che equivalgono a un ricavo stimato di 150 milioni di euro. La quota di depurazione è del 32 per cento. I cittadini con impianti di depurazione parzialmente funzionanti sono circa 800 mila, per 14 milioni da rimborsare; gli aventi diritto al rimborso totale sono circa 400 mila, pari a 11 milioni di euro. Il rimborso medio annuo pro capite oscilla fra i 30 e i 60 euro», che vanno moltiplicati fino a dieci anni. Le associazioni dei consumatori rivolgono due richieste alle aziende che erogano l’acqua: «Che nella prossima bolletta di conguaglio non ci siano i costi di depurazione e che si trovi un accordo per quantificare, caso per caso, la cifra da restituire», sottolinea Truzzi. Per affrontare con maggiore forza le aziende, le associazioni dei consumatori chiedono a coloro che sono nelle condizioni di beneficiare dei rimborsi di firmare una delega per portare avanti una trattativa collettiva: rispetto a una class action, con ricorsi in massa al Giudice di Pace, il vantaggio sta nel risparmio delle spese legali. «Vogliamo sensibilizzare anche gli amministratori di condomini», avverte Truzzi. Nota Stefano Salvetti di Adiconsum: «In un condominio con trenta utenze si risparmia in un anno circa 1.200 euro, che su base decennale fanno 10-12 mila euro. Con questa cifra si pagano abbondantemente le spese di amministrazione».