Un altro "trammatico" incidente Un semaforo che indica una direzione sbagliata. Forse una parola di troppo al cellulare. Lo scontro. Un botto tremendo e 19 persone ricoverate in ospedale per ferite più o meno lievi. Probabilmente è ancora troppo presto per comprendere a pieno i motivi dello scontro tra due tram avvenuto ieri mattina a Milano in viale Bligny, a pochi passi dall’Università Bocconi. L’unica cosa certa è che si tratta dell’ennesimo incidente registrato quest’anno nel capoluogo lombardo. Avvenimenti di cui sono in parte responsabili le amministrazioni di centrodestra precedenti, in particolare quelle guidate da Gabriele Albertini: Letizia Moratti non lo dice esplicitamente, ma lo si intuisce dalle sue parole. «L’ultimo piano industriale – ha commentato a caldo l’attuale primo cittadino milanese – prevede 800 milioni di euro di investimenti, mentre i precedenti ne prevedevano molti di meno: in qualche modo abbiamo colmato un ritardo». Questa volta a pagarne le spese sono stati, oltre alle persone coinvolte, un Sirio jumbo, un nuovo modello di tram, e una vettura Carelli, il modello classico esportato persino a San Francisco: il primo ha speronato il secondo, sventrandone la carrozzeria e mandando all’aria passeggeri e conducenti. A maggio Atm, Azienda trasporti milanese, pubblicò una ricerca secondo cui la «guerra quotidiana» dei mezzi pubblici su rotaia aveva portato nel milanese a 96 incidenti in un anno. Tra le cause, soprattutto le distrazioni degli automobilisti, spesso incuranti e irrispettosi nei confronti dei tranvieri, ma anche l’incuria in cui si presenta tuttora la rete tranviaria milanese, la cui realizzazione risale agli anni 30. In questo stesso incrocio nel 2005 un tram della linea 29 e uno della linea 9 impattarono uno contro l’altro. Ci furono venti feriti, tra i quali anche il conducente schiacciato in cabina e liberato grazie all’intervento dei vigili del fuoco. Tornando a quest’anno, il fatto più grave da registrare è quello del 14 febbraio scorso quando la manovra di un Suv causò lo scontro frontale tra un autobus e un tram di fronte al palazzo di Giustizia: una donna morì e altre 26 persone rimasero ferite. Una ventina di giorni dopo a quello stesso incrocio ci fu un altro scontro tra un jumbo e un camioncino che non portò fortunatamente a nessun ferito grave. Il 20 maggio di nuovo le ambulanze in azione. Un tram deragliato finì la sua corsa contro il muro di un palazzo: abitanti della zona lamentavano da mesi l’alta velocità tenuta dal mezzo in curva. Per Marco Donzelli, presidente del Codacons, «si tratta dell’ennesimo guasto alla rete dei trasporti. Una volta è il pantografo della metropolitana, una volta è lo scambio di un tram. La realtà è che la rete dei trasporti pubblici milanesi è vecchia e richiede una ristrutturazione straordinaria generale. Non a caso ad essere coinvolto nell’incidente è un jumbo tram, un tram moderno, che viaggia però su una rete vecchia». Il 2008 è l’anno dell’Ecopass: l’amministrazione comunale promise di investire il ricavato del pedaggio anti-inquinamento proprio nei mezzi pubblici. «Ma il sindaco Moratti non sta rispettando gli impegni – conclude Donzelli – Non sta investendo nel trasporto pubblico». A questo si aggiunga che l’amministratore delegato di Atm, Elio Catania, non gode di ottima fama tra i sindacati e le associazioni di consumatori. Pesano gli anni passati in Ferrovie dello Stato terminati nel 2006 con un buco di due miliardi di euro, quasi il triplo delle perdite del 2005. A questo si aggiunga la mega liquidazione di sette milioni di euro con cui lasciò la società. Per questo oltre a criticare l’operato di palazzo Marino, c’è chi invoca le dimissioni di Catania. La Moratti, che scelse l’ex ad di Fs su richiesta di Forza Italia, respinge le critiche: «Le dimissioni chieste così, senza capire perché ci sono state queste criticità, non mi sembrano corrette»