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A NAPOLI I RINCARI PIù ALTI PER I PRODOTTI ALIMENTARI. BOOM ANCHE PER PANE, LATTE E VERDURE

Basta un clik per farsi passare l`appetito, per riflettere sull`opportunità di una dieta per non svuotare il proprio portafogli. L`Osservatorio dei prezzi del ministero dello Sviluppo Economico pubblica on line la tabella dei prezzi relativi a Napoli e si scopre che un pacco di pasta da un chilo può arrivare a costare due euro e mezzo, nel 2003 (stessa fonte) un pacco poteva costare circa settanta centesimi. In pratica un rincaro del 250% nel giro di cinque anni, una escalation che, nel giro di sei mesi, tra gennaio e giugno, ha messo a segno rincari di oltre il 30%. Senza contare che nel giro di un anno il prezzo è salito di un euro a confezione (+66%). A certificarlo è il Tesoro, confermando, anzi aggravando il quadro che l`Istat ha descritto più volte, negli ultimi mesi, nel rendere noti i dati sull`inflazione. È vero anche che a Napoli un pacco da un chilo può costare meno di un euro (0,84 centesimi il prezzo più basso rilevato) ma si tratta di marche meno note e, comunque, il prezzo medio non scende sotto 1,33 euro. Senza contare che per le marche più conosciute solo in promozione il prezzo scende a un euro e mezzo. Magra consolazione il fatto che a Milano e in altri 12 capoluoghi la pasta costi di più, in ben 38 città i prezzi sono inferiori a quelli registrati a Napoli. A titolo di cronaca la città meno cara è Rovigo dove il pacco di pasta più caro costa 1,58 euro. E, ancora, aumenti a due cifre anche per pane (+13,2%) e latte (+11,8). In base alla fotografia del Tesoro, la pasta è la voce che ha subito il rialzo più forte dopo il gasolio (+31,9%). Da capogiro l`incremento nel processo di trasformazione, la confezione che si acquista in negozi di alimentari e supermarket fa un balzo del 369% rispetto al prezzo originario del grano. Il latte, dalla stalla allo scaffale aumenta del 241%. E il pane rimbalza di 1.325 punti percentuali. Rincari che preannunciano un autunno rovente per i napoletani. In cinque anni a Napoli si spende in media il 35% in più e, di contro, i redditi sono in costante discesa. Non c`è prodotto che si sottragga alla tendenza al rincaro. Nel giro di cinque anni il pane, il caffè, lo zucchero e alcune verdure hanno raddoppiato il prezzo, il latte fresco venduto a Napoli nei mesi scorsi è stato il più caro d`Italia, prodotti come la passata di pomodoro (di marca e quindi controllata) hanno avuto impennate pari a quelle della pasta. Scontato concludere che un piatto di maccheroni con al pomodoro costa 250 volte in più rispetto al 2003. Logicamente sul piede di guerra le associazioni dei consumatori che preannunciano azioni legali. “Questi aumenti – spiega il presidente Codacons, Carlo Rienzi – sono il frutto di una selvaggia speculazione che integra il reato penale di aggiotaggio e per questa ragione li denunceremo alla Procura. Siamo di fronte a prezzi abnormi ingiustificati a fronte di una diminuzione del grano dal 15% al 25%. Bisogna porre fine a questo scempio e fare in modo che i responsabili dei rialzi fraudolenti dei prezzi finiscano in galera. Se i magistrati usassero il potere, consentito dalla legge del 2005, di sequestrare i prodotti con prezzi anomali e mandare in galera gli intermediari e i grossisti che assorbono il 60% di quanto pagato dal consumatore i prezzi tornerebbero immediatamente ad essere nelle regole“.

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