Ruspe ferme nell`area dell`aeroporto Dal Molin di Vicenza. I lavori per la realizzazione della nuova base militare americana, denominata Ederle 2, che avrebbero dovuto iniziare ufficialmente dal 1Ú luglio sono stati fermati dal Tar Veneto con una ordinanza che ha accolto la richiesta di sospensiva avanzata dal Codacons e dai comitati del “No Dal Molin“. Un piccolo terremoto nella città berica – guidata da metà aprile da una amministrazione di centrosinistra – che per mesi è stata spaccata dalla questione. L`ordinanza della Prima sezione (presidente Bruno Amoroso) è motivata con argomentazioni pesanti che vanno a colpire due Governi (quello guidato da Silvio Berlusconi prima e quello di Romano Prodi poi) e l`amministrazione comunale precedente guidata dal centro destra con il sindaco Enrico Hullweck. Il Tar Veneto rileva infatti che “non è dato riscontrare alcuna traccia documentale di supporto“ all`autorizzazione “come si evince dai documenti prodotti dalla stessa Avvocatura dello Stato“ che “menziona un “atto di consenso“ prestato dal Governo italiano a quello degli Stati Uniti d`America espresso verbalmente nelle forme e sedi istituzionali“. Tale consenso, dunque, rilevano i giudici “che risulta espresso soltanto oralmente, appare estraneo ad ogni regola inerente alla attività amministrativa e assolutamente extra ordinem, tale da non essere assolutamente compatibile con l`importanza della materia trattata e con i principi del diritto amministrativo e delle norme sul procedimento“. Nel mirino dei giudici anche l`assenso “formulato del tutto impropriamente da un dirigente del ministero della Difesa, al di fuori di qualsiasi possibile imputazione di competenze e responsabilità “. Sussistono anche “numerosi altri profili di illegittimità del procedimento svolto, alla luce della normativa nazionale ed europea “. Tra questi la questione della pubblicazione del bando di gara dell`amministrazione americana (vinto da Cmc Cooperativa muratori cementisti, Cmr Cooperativa muratori riuniti e CCC Consorzio cooperative costruzioni) “esperito senza il rispetto delle normative italiane ed europee in materia di procedure ad evidenza pubblica“. Dubbi anche la riferibilità della Valutazione di incidenza ambientale (Vinca) rilasciata dalla Regione e infine “manca ogni riscontro di avvenuta consultazione della popolazione interessata“. Una raffica di colpi dunque che ha messo in difficoltà il Comitato per il sì al Dal Molin e ha fatto scattare gli applausi dal Comitato No Dal Molin, la cui leader Cinzia Bottene è stata appena eletta in consiglio comunale. Soddisfatto anche il neosindaco Achille Variati che si era espresso in campagna elettorale per il no alla base e soprattutto a favore del referendum. Il nuovo consiglio comunale, combinazione, si è riunito per la prima volta proprio ieri. E in questa sede Variati ha annunciato che il 26 giugno la giunta proporrà la consultazione popolare. Un referendum che sarà considerato valido (in assenza di una normativa specifica che regoli questa particolare consultazione) se voteranno la metà più uno dei votanti al primo turno delle ultime comunali (circa 35mila i voti necessari, quindi). Comunque per Variati la sentenza è “una vittoria delle ragioni della comunità e del territorio. Avevo sempre detto che serviva ritrovare un equilibrio tra la ragione di Stato e le ragioni della comunità . Non si poteva continuare con la logica tipica dei segreti militari, ignorando la voce del territorio. Rilevo che la sentenza parte dalla documentazione (scarsa e ottenuta dai ricorrenti con grande difficoltà ) che era stata impugnata, evidenziando una notevole serie di incongruenze. Accolgo con soddisfazione questa sentenza, che ci dà ora il tempo e lo spazio per chiedere finalmente ai cittadini di esprimersi attraverso una consultazione popolare. Quanto agli americani, sono certo che sapranno riflettere sulla richiesta di confronto e discussione che arriva da Vicenza“ . La vicenda del raddoppio della base Usa, come si ricorderà , è stata oggetto di profonde divisioni in città . Ma al di là degli aspetti ideologici e delle giuste preoccupazioni dei cittadini che temono per l`impatto di un insediamento che incrementa del 10% la popolazione locale, va rammentato che in ballo c`è un affare del valore (nel 2006) di 700 milioni di dollari e un altrettanto consistente rimbalzo sui valori immobiliari dell`intera area vicentina. IL PARERE Secondo il Tribunale amministrativo del Veneto, non esistono documenti ufficiali di accordo tra Italia e Stati Uniti.