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Accorpamenti, e’ scontro tra Regioni e governo

 DA MILANO Ora sulla scuola è scontro aperto tra governo e Regioni. «È inaccettabile ha denunciato Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni e governatore dell’Emilia Romagna che siamo venuti a conoscenza delle disposizioni sul dimensionamento della rete scolastica solo leggendo il testo del decreto 154, che peraltro riguarda la sanità». E alla protesta verbale sono seguiti i fatti: o il governo elimina l’articolo in cui si minaccia il commissariamento delle Regioni inadempienti nel ridimensionamento delle scuole, o le Regioni non si presentaranno al tavolo con il governo. E così il ministro per i rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, consultata la collega della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini, ha preferito far slittare la riunione a data da destinarsi, «per approfondire e per non entrare nel merito, evitando quindi i contrasti » ha commentato Fitto. Da parte sua la Gelmini ha ricordato che dal ’98 è disatteso «un decreto che parla di parametri che vanno a dimensionare gli istituti scolastici. Comprendo la posizione legittima delle Regioni ma comprendo e condivido anche la posizione del ministro Tremonti che si domanda come utilizzare meglio i soldi dei contribuenti ». Fermo sulle proprie posizioni il governatore Errani: «Il governo ha risposto che ha bisogno di tempo e ho visto il ministro Fitto impegnato a mantenere il dialogo per risolvere la questione. Comunque la Conferenza unificata non si farà finché questa questione non viene risolta ». Una soluzione auspicata anche dal presidente delll’Unione Nazionale Comuni, Comunità, Enti montani (Uncem) Enrico Borghi, che esprime solidarietà alle Regioni, mentre la Regione Sardegna ha deciso di impugnare la normativa contestata davanti alla Corte Costituzionale. La «tregua armata» con le Regioni, ha fatto da burrascosa vigilia della giornata di sciopero e mobilitazione promosso dai Cobas della scuola, a cui hanno dato la propria adesione anche Rifondazione e i Comunisti italiani. Un primo assaggio della protesta, in attesa dello sciopero generale dei Confederali, Snals e Gilda previsto per il 30. Manifestazione che sarà «vigorosa» promette il leader della Cisl Raffaele Bonanni, perché «il governo deve accettare di portare modifiche al decreto 133», quello che introduce il maestro unico, il voto in condotta, il ritorno dei voti, l’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione. Un provvedimento che il premier Berlusconi è tornato a difendere, denunciando «falsità sul tempo pieno che non verrà tolto, ma, con il maestro unico, sarà aumentato del 50-60%». Parole, pronunciate a margine del vertice europeo di Bruxelles, per «tranquillizzare le mamme e i papà che sono nell’incertezza». «È una bugia contrattacca il leader della Flc-Cgil Mimmo Pantaleo : come potrà farlo visto che diminuirà il personale a disposizione, mentre le ore dovrebbero restare invariate». In difesa delle classi con poche alunni si schiera l’ex ministro pd Giuseppe Fioroni: «Non sono un lusso, ma sono per la gran parte classi elementari in sedi montane, di piccole isole o disagiate». Non si placano neppure le polemiche sulle classe di inserimento per gli studenti stranieri che non sanno l’italiano contenute in una mozione della Lega. «Un errore separarli dai compagni italiani » dice il segretario confederale Uil, Guglielmo Loy.  «Una cosa inaccettabile» aggiunge l’assessore regionale all’Istruzione del Lazio Silvia Costa, mentre il Codacons preannuncia un ricorso contro il decreto Gelmini. «Nessun ritorno alle classi differenziate replica il presidente della Camera Gianfranco Fini , ma di un aiuto ai bimbi che non sanno l’italiano con un impegno intensivo. Impostato così, si tratta non solo di un ragionamento condivisibile, ma di una decisione che favorisce l’integrazione, tutt’altro che xenofoba e razzista ». Ma le proteste sono destinate a proseguire, sia nella scuola sia in alcune università.

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