La grave situazione idrica che colpisce le regioni meridionali richiede interventi su due versanti: il risparmio e gli investimenti per la rete idrica. In Italia oltre il 50% dell’acqua disponibile si disperde nelle condutture. Il 20% degli italiani consumano acqua potabile che non risponde ai requisiti di salubrità stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il ripristino delle reti idriche fatiscenti rappresenta la vera sfida per portare l’acqua nelle case. L’Intesa dei consumatori mette in guardia i cittadini dalle promesse mirabolanti di chi parla di dissalatori e altre opere ?grandiose?, che costano 10 volte di più degli interventi sulla rete idrica, e che non saranno mai finanziati né dalla Comunità Europea né dal Bilancio dello Stato. Insieme agli interventi sulle reti, l’Intesa chiede:
- che gli investimenti siano congrui almeno pari a 2,5 miliardi di euro annui per 10 anni destinati effettivamente a ristabilire la funzionalità delle reti idriche con il massimo di efficacia;
- che sia attuata una linea di risparmio per le abitazioni civili attraverso doppi scarichi nei servizi igienici e applicazione dei diffusori nella rubinetteria;
- applicazione obbligatoria di rubinetti alle fontane pubbliche;
- Nuovi modelli irrigui in agricoltura che oggi utilizza circa il 70% dell’acqua disponibile;
- Accelerazione della riforma in un settore che vede la presenza di circa 10.000 aziende nel sistema idrico, mettendo in campo soprattutto i grandi operatori come ACEA, ENEL ed Acquedotto Pugliese con il coinvolgimento anche di capitali privati attraverso il Project Financing;
- Che non si aumentino le tariffe né tantomeno si impongano tasse sino a quando non sarà ripristinato il diritto all’erogazione di acqua potabile per tutte le 24 ore.