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Acquisti in calo per il settimo mese consecutivo

MILANO. Si tira la cinghia. Gli italiani consumano meno. Vanno meno al ristorante, al cinema, allo stadio, usano meno la macchina, comprano meno libri. E, dato inquietante, quando vanno al supermercato e acquistano meno cibo. I dati vengono dall`ufficio studi di Confcommercio e, subito, innescano polemiche. Le cifre, comunque, sono tutte da leggere. Un calo dei consumi, per la verità, era atteso. Il prezzo del petrolio alle stelle fa aumentare benzina e gasolio e provoca rialzi di quasi tutti i generi alimentari (che in Italia vengono trasportati su camion). Quindi si è innescata una spirale che sarà dura fermare. Sulla questione intervengono, naturalmente, tutti. E tutti con la loro ricetta. Da notare anche una polemica a distanza fra la Coldiretti e i gestori dei ristoranti: se gli italiani vanno meno al ristorante, la colpa è dei gestori o dei prezzi delle materie prime? Si acquista meno. A maggio c`è stata una riduzione dei consumi del 2,7% rispetto allo stesso mese del 2007. Nei primi 5 mesi dell`anno il calo medio è stato dell`1,9% contro un aumento, invece, che si era registrato nel 2007 rispetto al 2006. “Il dato – spiegano a Confcommercio – fa sfumare definitivamente l`ipotesi di uscire, entro breve, da una crisi strutturale e rafforza la previsione di crescita zero per l`Italia in questo 2008“. Ma dove hanno risparmiato gli italiani? Il settore più colpito è quello della “mobilità“ che comprende automobili (-20%), moto (-13%), carburanti (-1%), ma anche biglietti aerei e navali. La tendenza delle famiglie, dicono gli esperti, è quella di comprimere i consumi ritenuti “non necessari“: ne fanno le spese cinema ed eventi sportivi, libri e cd. Anche i settori che finora hanno “tirato“, come telefonini e abbonamenti internet, “cominciano a mostrare segnali di rallentamento“. Ma i sacrifici riguardano anche il settore alimentare dove si parla di “pesante riduzione“. All`amento dei prezzi (il comparto registra un +5%) le famiglie reagiscono tagliando la spesa. Un dato che deve far rifletetre è anche il “calo delle quantità“. Quindi, non solo la mortadella (che costa meno) sostituisce il prosciutto crudo (che costa di più), ma addirittura si limitano anche le porzioni. Non va meglio per scarpe e vestiti (-1,2%) ma c`è un calo (-1,6%) anche per il settore “servizi per la casa“, che comprende elettrodomestici, casalinghi, arredamento e televisori. Infine si registra una stagnazione (+0,3% nei primi cinque mesi) per albegrhi, pasti e consumazioni fuori casa. Sulle cene al ristorante interviene la Coldiretti. “Il 44% degli italiani – dice – non è andata a cena al ristorante o in pizzeria nel mese di giugno e questo mette in evidenza come, anche le vacanze estive, saranno condizionate dall`aumento dei prezzi. Invece aumenta la spesa nelle bancarelle dietro le quali, spesso, ci sono gli imprenditori agricoli e dove si può risparmiare anche il 30%“. Immediata la replica del Fipe (Federazione publici esercenti). “Se i prezzi sono aumentati – dicono – la colpa è dell`incremento dei prezzi delle materie prime. Sarebbe meglio per tutti che le aziende agricole si occupassero di tenere bassi i prezzi all`origine dei prodotti alimentari e non preoccuparsi, invece, di quante volte gli italiani vanno al ristorante. I cavolfiori sono aumentati del 106%, i formaggi del 15%, i meloni del 92%, i conigli del 44% e le galline del 41%“. Aumentare i redditi. Le reazioni non si fanno attendere. Per Adusbef e Federconsunmatori “bisogna aumentare il potere d`acquisto delle famiglie di almeno 1.200 euro l`anno“. Invece il Codacons invita i commercianti a fare “sconti effettivi“ e propone la “liberalizzazione dei saldi“. “I cittadini non hanno più soldi da spendere e il Paese si avvia verso una crisi nerissima, per questo i singoli esercenti devono essere liberi di scegliere quando e come scontare la propria merce“, spiega il presidente Carlo Rienzi. “Spero non si tratti di una crisi strutturale“, aggiunge Emma Marcegaglia (Confindustria).

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