Site icon Codacons Lombardia

ALIMENTARE: STOP AI SEGRETI SE QUEL CHE MANGIAMO E BEVIAMO E` PERICOLOSO PER LA SALUTE

Innovativa sentenza del Consiglio di Stato in tema di sicurezza
alimentare. La V sezione, Presidente Sergio Santoro, Relatore Gabriele
Carlotti, ha infatti accolto un ricorso del Codacons presentato contro
il Ministero della Salute e i colossi dell’acqua minerale FERRARELLE
spa e SANPELLEGRINO spa, relativo all’azione intrapresa dal Ministero
nel giugno del 2003 nei confronti di 86 marche di acque minerali,
risultate non in regola agli esami analitici effettuati dall’Istituto
superiore di sanità.

A seguito della notizia della diffida inoltrata dal dicastero nei
confronti di note marche di acqua minerale, i cui prodotti non
risultavano conformi alle disposizioni di legge, il Codacons presentò
un’istanza di accesso per conoscere i provvedimenti assunti dal
ministero e le motivazioni degli stessi. Nello specifico il Codacons
chiedeva di conoscere:



a) gli esiti delle analisi chimiche sulle acque minerali eseguite dall’
Istituto superiore di sanità;


b) l’indicazione delle A.s.l. e delle A.r.
p.a. interessate al procedimento;


c) il provvedimento di diffida


d) l’elenco nominativo delle marche e delle società diffidate.


Non ottenendo risposta alcuna dal Ministero della salute, l’
associazione si rivolse al Tar del Lazio che però rigettò la richiesta,
motivando il rifiuto sull’impossibilità, per l’amministrazione
intimata, di ostendere alcunché sia in ragione del mancato
perfezionamento dell’istruttoria condotta nei confronti delle società
proprietarie delle acque minerali sia per la pretesa estraneità del
Ministero della salute alle procedure di controllo sulle imprese
produttrici, in quanto sottoposte istituzionalmente alla vigilanza
delle regioni.

Oggi il CdS ha dato torto al Tar, affermando il diritto del Codacons a
prendere visione di tutti gli atti che hanno portato il Ministero a
diffidare 86 marche di acque minerali.

Così motivano i giudici:


?L'erroneità della pronuncia impugnata emerge in maniera palese dal
raffronto tra l'oggetto dell'istanza di accesso e la motivazione posta
a base della reiezione giurisdizionale. Ed invero, il Codacons non
chiese di poter prendere visione dei dati comunicati all'
Amministrazione da parte delle imprese produttrici di acque minerali
(peraltro non ancora compiutamente raccolti alla data della domanda),
piuttosto diresse la sua actio ad exhibendum nei confronti degli atti
sottostanti la determinazione ministeriale di diffidare le suddette
aziende. [?]

Orbene, al momento della richiesta avanzata dall'appellante, tali dati
? erano sicuramente già nell'effettiva disponibilità del Ministero
della salute, fondandosi obiettivamente su di essi la decisione di
inoltrare l'atto di diffida summenzionato [?]

Le precedenti considerazioni privano di giustificazione razionale
anche l'altro argomento reiettivo incentrato sulla pretesa estraneità
del Ministero resistente rispetto alle procedure di autorizzazione e di
controllo sulle imprese produttrici. L'allegata incompetenza addotta
dal Dicastero appare in insanabile contraddizione con la circostanza,
veramente incontrovertibile, che la domanda di accesso al centro del
contendere concerneva atti prodromici ad una diffida disposta dalla
medesima amministrazione sanitaria.
La fondatezza dell'impugnazione conduce alla riforma della sentenza
appellata, con il conseguente obbligo del Ministero della salute di dar
corso, nel rispetto delle regole procedimentali in materia di accesso,
all'istanza del Codacons, vertente peraltro su informazioni attinenti
alla tutela dei superiori interessi della salute e dell'incolumità
pubblica?.



Grazie a questa sentenza
? afferma Carlo Rienzi, Presidente Codacons ?
il Ministero della salute dovrà aprire i suoi cassetti segreti e
consentire al Codacons di prendere visione degli atti relativi a
provvedimenti che hanno a che fare con la salute dei cittadini. Da oggi
in poi ? conclude Rienzi ? in materia di sicurezza alimentare non
potranno più esservi segreti, e la nostra associazione potrà meglio
vigilare sui prodotti pericolosi e garantire quindi maggiore
trasparenza ai cittadini.

Exit mobile version