Il 31 maggio 2001 il Ministro della Sanità di allora Veronesi ha adottato un decreto con il quale ha introdotto la soglia di ammissibilità di organismi geneticamente modificati (OGM) nei cibi per bambini e lattanti. Il decreto (371/01) è rimasto nel cassetto per lungo tempo ed è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 16 ottobre 2001.
Questo decreto, secondo l’indicazioni del Ministro, doveva servire per attuare la direttiva comunitaria 1999/50/CE. Peccato però che la direttiva in questione non riguardava per nulla gli OGM, ma si limitava ad introdurre una soglia più bassa di residui di antiparassitari nei cibi per lattanti.
Non solo, la legge comunitaria 1999 approvata dal Parlamento non delegava il Ministro ad attuare la direttiva ma l’intero governo. La decisione quindi doveva essere collegiale e non poteva in nessun modo introdurre questioni relative agli OGM.
Per altro oggi in Italia esiste una norma contenuta nell’art. 3 del DPR 128/99 che espressamente vieta la commercializzazione di prodotti per lattanti con OGM. Il decreto ministeriale avrebbe anche implicitamente abrogato questa norma senza averne il potere.
Infine, ad una lettura più attenta del decreto impugnato dal CODACONS, si potrebbe anche sostenere che così com’è esso consente la contaminazione da OGM nel limite della soglia dell’1%, indipendentemente dalle ragioni di questa contaminazione. Invece è pacifico che negli alimenti per gli adulti la contaminazione dell’1% è consentita solo se accidentale.
Per tutto questo il Codacons, rappresentato dall’Avv. Francesco Acerboni, ha impugnato al Tar Lazio il regolamento ritenendolo lesivo dei diritti dei consumatori, in particolare degli infanti. Domani il Tar Lazio deciderà sulla questione.