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Allarme per il “made in china”, maxisequestro di prodotti a rischio

  Dopo le bische e gli ambulatori clandestini, i dormitori e i laboratori tessili, i bordelli e il latte alla melammina, Chinatown e la relativa comunità finiscono nelle pagine di cronaca nera per uno stock di giocattoli e di elettrodomestici senza marchio CE né certificazioni di alcun tipo sulla sicurezza, in molti casi senza il pagamento dell’Iva. Il gruppo pronto impiego del Comando provinciale della Guardia di finanza ha scoperto un deposito con oltre 230mila pezzi pronti a essere scaricati al confine tra Figino e Settimo Milanese, compresi migliaia di macchinine, pupazzetti e pelouche. Denunciati i due titolari, L.X. e L.S., padre e figlio originari dello Zhejiang e regolari in Italia, per lo sfruttamento di quattro operai cinesi irregolari, due dei quali arrestati perché già espulsi, che scaricavano il migliaio di colli per 25 euro a testa. E in via Paolo Sarpi, all’interno del negozio dei due titolari del deposito, le Fiamme gialle hanno trovato il resto del carico: radio e rasoi, strumenti ottici e lampadine, piastre per capelli e torce, televisori e materiale per il fitness domestico, 215mila pezzi senza marchio. Merce, portata in Italia da un corriere sloveno, con un valore compreso tra i 50mila e i 70mila euro, che al dettaglio avrebbe fruttato almeno il doppio con un ricarico di oltre il 100 per cento. Merce pericolosa, i giocattoli soprattutto con parti elettriche scoperte e pezzi facilmente smontabili e ingoiabili dai bimbi, e trattati con vernici potenzialmente tossiche. Quanto pericolosa lo stabilirà nei prossimi giorni una perizia. "La parte finale del 2008 porterà altri risultati – garantisce il tenente colonnello Edoardo Viti, comandante del gruppo pronto impiego – grazie all’intensa attività di controllo che stiamo conducendo in materia di traffico di droga, contrabbando e contraffazione". Il vicesindaco Riccardo De Corato torna ad attaccare la comunità cinese, numeri alla mano: "è l’ennesima dimostrazione che non rispettano le regole – tuona – e pur di fare affari mettono a repentaglio la sicurezza degli stessi residenti cinesi. Al quartiere Sarpi negli ultimi sette mesi la Polizia municipale ha compiuto 24 blitz contro la vendita di merce contraffatta e abusiva, gli ambulatori clandestini, i centri massaggi i luoghi dediti alla prostituzione, gli appartamenti-dormitorio per clandestini e utilizzati per il gioco d’azzardo". Conclusione: "L’integrazione si fa quando a volerla sono entrambe le parti. Ma alla luce di questi dati emerge che c’è un tessuto urbano che si considera zona franca. è un fatto inaccettabile". è allarmato anche il Codacons: "Milano è insieme con Napoli il maggiore centro di stoccaggio di merce contraffatta in Italia, un mercato in netta crescita. Mettiamo in guardia i consumatori dall’acquistare giocattoli di strane marche ignote o da venditori ambulanti e non autorizzati". Un’altra mazzata per il made in China, dopo lo scandalo del latte contaminato alla melammina scoppiato due settimane fa. Scandalo che ha sfiorato anche Milano, dove i tecnici dell’Asl hanno sequestrato lunedì 95 confezioni di latte importato illecitamente in due negozi di Chinatown. Segno, ricordava ieri la senatrice Luciana Sbarbati (Pd), che "il sistema italiano continua a presentare una serie di buchi colossali".

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