Mentre la linea dell’alta velocità tiene banco sulle cronache nazionali a pochi giorni dall’inaugurazione, il Codacons attacca nuovamente le Ferrovie dello Sato e lo fa con il racconto di un suo associato: «Altro che alta velocità, il degrado di allarma a macchia d’olio. Sono salito sul carro bestiame delle Ferrovie sabato, intorno a mezzanotte – racconta un associato del Codacons – Da Modena a Roma in più di cinque ore, con una qualità di viaggio pari a quella dei tempi delle valigie di cartone. Un vero strazio: impossibile trovare un posto anche se prenotato, gli scompartimenti erano tutti al buio e occupati a mo di camera da letto con le scarpe degli uni appoggiate alle teste degli altri e al tentativo di fare valere il tuo diritto a sederti nel posto prenotato venivi allontanato a malo modo in una incomprensibile lingua. Per tutto il viaggio non ho visto un controllore (a riprova il biglietto non forato). Una volta giunto a destinazione, a Roma Tiburtina, ho cercato un posto dove prendere un caffè, ma era tutto chiuso, non una sola macchinetta automatica per una bottiglietta d’acqua: alle 5.30 è terra di nessuno. Anche qui c’è una andirivieni tutt’altro che rassicurante: tossicodipendenti, delinquenti, e sfaccendati di ogni genere ti avvicinano con la classica scusa dei cinquanta centesimi che gli mancano per farsi il biglietto, la richiesta di una sigaretta che, se negata perché magari uno neanche fuma, ti frutta un irriverente epiteto: se cerchi un posto dove sederti puoi farlo solo a patto di dividere il posto con un barbone che dorme sui posti destinati alle attese. La domanda sorge spontanea: che razza di paese è un Paese che punta tutto sulle tratte redditizie dell’Alta Velocità? Possibile che nessuno ancora si sia posto il problema del cosiddetto servizio universale? Dovremo abituarci a pensare il treno come un mezzo di trasporto per pochi eletti?». Il Codacons invita tutti gli utenti modenesi delle Ferrovie dello Stato a segnalare disservizi, guasti e ritardi subiti. «Su un utente che ci chiama e ci segnala lo scempio delle Ferrovie, altri nove tacciono e ingoiano amaro».