Site icon Codacons Lombardia

Aperture record di spacci aziendali

Nel 2007 erano 1.377 i negozi in fabbrica, saliranno del 63% quest`anno Giulia Crivelli Per molti il low cost è stato a lungo solo una moda. O magari un`alternativa saltuaria allo shopping tradizionale. Ma ora sta diventando una scelta obbligata, complice l`inflazione che cresce più velocemente degli stipendi. La crisi aguzza il risparmio, come dimostra l`aumento di clienti degli hard discount, dove gli alimentari costano fino al 65% in meno rispetto a super e ipermercati, e degli outlet, le cittadelle dello shopping dove abbigliamento e accessori griffati della stagione precedente sono venduti con sconti del 50-70% e dove, nel primo semestre del 2008, i clienti e gli acquisti sono aumentati mediamente del 10 per cento. Accanto a questi “villaggi“ della moda a prezzi ribassati, aumentano i “factory outlet“, ovvero gli spacci aziendali. Secondo le stime di Confesercenti, outlet e factory outlet assorbono attualmente il 5% del mercato, con un giro d`affari che si aggira intorno ai 3,5 miliardi di euro, ma il panorama è in forte crescita. Se a fine 2007 i punti vendita erano 1.377, entro il 2008 dovrebbero salire a 2.256 (+63%): la maggior diffusione sarà al Nord, dove i factory outlet diventeranno 1.119 (circa la metà del totale). Segue il Centro, con 706, e il Sud (431). L`offerta è talmente ampia che sono già nati siti internet e blog utili per cercare il factory outlet più vicino, o magari quello della propria marca preferita (si veda ad esempio il portale www. outletup.com). La crescita di punti vendita e shopping center a prezzi scontati potrebbe essere una delle cause della crisi dei piccoli esercenti: nei primi tre mesi del 2008 (si veda Il Sole 24 Ore dell`8 luglio), già 13.300 negozi hanno chiusoe quest`anno, per la prima volta dalla riforma del settore commerciale varata nel 1998, il bilancio tra le chiusure e le nuove aperture si annuncia marcatamente negativo. Tra il 2002 e il 2007 hanno chiuso 9.576 piccoli negozi di generi alimentari e anche in questo caso, come per l`abbigliamento, si registra un aumento delle alternative low cost: gli hard discount hanno conosciuto negli ultimi anni un vero boom: oggi ce ne sono nove ogni 100mila abitanti. Secondo il Rapporto 2008 sui consumi di Unioncamere, le famiglie che fanno la spesa nei supermercati a basso costo sono aumentate del 7,5%. Negli hard discount i risparmi sono molto alti per diverse tipologie di prodotti: bevande alcoliche e analcoliche (65%), igiene personale (60%), prodotti per la casa (55%), dolci e biscotti (40%) e pannolini (35%). Secondo le elaborazioni del Codacons, facendo regolarmente la spesa negli hard discount ogni famiglia può risparmiare fino a 50 euro alla settimana. Senza scendere a compromessi sulla qualità: in maggio la rivista Altroconsumo ha condotto un`analisi sulla pasta, analizzando 28 campioni di penne rigate, la pasta corta più venduta in Italia, e le marche low cost (confrontate con quelle più famose) sono state promossa a pieni voti. I segnali di austerità comunque si moltiplicano, come segnalato anche ieri da due quotidiani nazionali. La Repubblica ha raccontato come negli Autogrill siano diminuite del 7% le vendite dei panini più cari, mentre il Corriere della Sera ha parlato del ritorno della “schiscetta“, il pasto portato in ufficio da casa, che consente di risparmiare sui costi del pranzo: in città per un panino, un`insalata, una bibita e un caffé si può arrivare a spendere 20-25 euro, pari a 400-500 euro al mese. Troppi ormai non solo per impiegati, ma anche manager e avvocati.

Exit mobile version