Almeno è sparita la parola “precettazione“, ma è l`obbligatorietà del servizio che non va proprio giù alle educatrici. Nemmeno l`incentivo di 100 euro per un totale di 1.200 euro lordi per l`intero mese di luglio, e di 600 per quindici giorni, ha fatto cambiare idea alle maestre degli asili di Milano. Ormai le trattative sono rotte e mentre i sindacati elaborano una controproposta, i genitori chiedono indietro i loro soldi e scendono in campo con l`associazione “Chiedo asilo“, che vorrebbe le dimissioni di Mariolina Moioli, assessore alla Famiglia, Scuola e Politiche Sociali. Dopo Palazzo Marino, largo Treves e via Bergognone, ieri le maestre si sono date appuntamento in via Borsieri, davanti alla sede dell`Rsu. “Il risultato della trattativa non ci va bene – dice Francesca Acerbi del Sindacato dei Lavoratori – la nostra protesta continua. Pensano di zittirci con 100 euro in più, ma non è una questione economica“. Intanto le segnalazioni giunte al Codacons non sembrano arrestarsi. Ieri nella scuola materna di viale Antrona, nel quartiere di Baggio, c`erano solo due maestre per sessantasette bambini. Stessa storia per la scuola materna di via Milesi, in Città Studi, dove sono presenti tre educatrici su sette e il doposcuola non è assolutamente garantito. Sono circa 500 le maestre che disertano, considerando la volontarietà del servizio un elemento imprescindibile per scendere a compromessi. “Se non si farà l`accordo – spiega Mariangela Saggese del Sindacato dei Lavoratori – continueremo con le iniziative di protesta“. Lunedì ci sarà un`altra manifestazione davanti a Palazzo Marino, mentre per martedì è prevista una merenda con i genitori dell`associazione “Chiedo asilo“ nei giardini di Porta Venezia e nei giorni a seguire continueranno le assemblee. Per il Codacons “è evidente che i genitori hanno diritto alla restituzione di una quota di quanto pagato al Comune“. In caso contrario l`Associazione per i consumatori potrebbe intraprendere un`azione legale contro il Comune e chiedere un equo risarcimento per le famiglie.