Site icon Codacons Lombardia

BASE USA DAL MOLIN: IL CODACONS CHIEDE LA REVOCAZIONE DELL’ORDINANZA DEL CONSIGLIO DI STATO…..

Un nuovo ricorso viene notificato oggi al Governo dal Codacons sul problema della base USA di Vicenza. Si tratta di un ricorso ex art. 395 c.p.c. che è previsto nel caso in cui il Giudice abbia commesso un errore di fatto nella decisione. E nell’ordinanza di ieri della IV Sez. del Consiglio di Stato – dopo la lettura della motivazione – sono emersi due gravissimi errori. Eccoli:

Il CDS scrive che "appaiono privi di riscontri concreti i profili di danno ambientale segnalati nella ordinanza del TAR impugnata". Ebbene – si scrive nel ricorso per revocazione- se il CDS avesse escluso il danno spiegando come e perché non sussistevano i profili segnalati dal TAR, la decisione non sarebbe stata errata, ma aver escluso quei profili quando essi emergevano esattamente risultanti dagli atti, ha costituito un "abbaglio dei sensi" che – secondo la Cassazione – giustifica la revocazione della decisione. E che si sia trattato di un "abbaglio" risulta dalla semplice lettura dell’elaborato di Valutazione di Incidenza ambientale fatto redigere dagli stessi americani e quindi da mano non sospetta certo di pregiudizio anti-base. Ecco i punti della VINCA che il CDS ha completamente e gravemente ignorato: Ma la decisione del CDS – che sembra più una sottomissione da Paese occupato dagli americani – contiene un secondo errore gravissimo:

essa infatti nega l’esistenza della consultazione popolare su un tale insediamento con un grave "abbaglio dei sensi" ulteriore. Infatti, la consultazione popolare – come risultava inconfutabilmente dagli atti – era necessaria e prevista dalla legge proprio per il fatto che il sito del Dal Molin versa in una zona di Importanza comunitaria (SIC) . Per tali siti l’art. 6, comma 3, della direttiva 92/43 prevede esplicitamente che :" … Alla luce delle conclusioni della valutazione dell’incidenza sul sito e fatto salvo il paragrafo 4, le autorità nazionali competenti danno il loro accordo su tale piano o progetto soltanto dopo aver avuto la certezza che esso non pregiudicherà l’integrità del sito in causa e, …. previo parere dell’opinione pubblica.”

"Su questi presupposti, e poiché non possiamo accettare che si rischi di assetare (e ci spiace che il CDS abbia ignorato e ironizzato su questo dato concreto, anzi concretissimo, di rischio ambientale) gli abitanti di Padova e Vicenza – ha dichiarato l’avv. Carlo Rienzi, Presidente CODACONS – chiediamo la revocazione dell’ordinanza ad una diversa sezione del Giudice di appello e impugneremo anche in Cassazione la decisione. Il prossimo 8 ottobre poi il TAR del Veneto dovrà tornare sull’argomento e chiederemo in quella sede di accertare se i rischi ambientali vi sono o meno".

Quando un Giudice vuole forzare una situazione delicatissima di sicurezza e tutela ambientale per compiacere Berlusconi e La Russa finisce per creare un casus belli che riteniamo non farà mai realizzare la nuova base.

  1. “L’alta e media pianura vicentina, sono caratterizzate da un patrimonio idrico sotterraneo di importanza a livello europeo; gli acquiferi della zona, infatti, costituiscono la fonte di approvvigionamento idrico per la maggior parte del territorio provinciale vicentino e contribuiscono ad alimentare la rete acquedottistica di buona parte della Provincia di Padova (ARPAV 2000).;
  2. “presenza di 3 zone particolarmente critiche, in cui sono superati i limiti stabiliti dall’allora vigente Dlgs n. 152/99”, ovvero:
    • “la presenza di nitrati, pesticidi e composti alifatici alogenati nell’acquifero indifferenziato di alta Pianura, a monte della ricarica delle falde;”
    • “la presenza di inquinanti organici di origine naturale come ferro, manganese, ione ammonio, arsenico nell’acquifero differenziato della media e Bassa Pianura;”
    • “la presenza di nitrati come inquinanti di origine antropica, e di ferro, manganese, ione amonio e arsenico come inquinanti di origine naturale, nella falda superficiale dell’acquifero differenziato della Bassa Pianura”;
  3. “contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, stante l’enorme disponibilità idrica generata dal sistema delle falde artesiane e la diffusissima presenza di pozzi anche ad uso acquedottistico, anche gli acquiferi della zona nord di Vicenza risultano in stato di ‘sofferenza’ per quanto riguarda la qualità delle acque erogate. Ciò dipende essenzialmente da inquinamenti provocati da sostanze come i solventi, la cui origine viene fatta risalire agli ani ‘70, e da inquinanti derivanti dalla attività agricola e zootecnica ( nitrati e pesticidi). ”
  4. “alla falda acquifera superficiale viene attribuita una vulnerabilità potenzialmente media e medio-alta essenzialmente a causa della limitatissima soggiacenza del suo livello”.

   

Exit mobile version