Il prezzo della benzina scende sotto quota 1,17 euro al litro e si attesta ai minimi degli ultimi 3 anni. Sulla scia della discesa delle quotazioni internazionali del petrolio – con il barile oggi intorno ai 50 dollari – le principali compagnie continuano a tagliare i listini. Con l’Agip che da ieri mattina ha ridotto il prezzo della verde a 1,169 euro al litro. Un livello che non si registrava dal novembre del 2005. A rimettere mano ai listini – secondo gli aggiornamenti di Quotidiano Energia – sono state ieri quasi tutte le compagnie petrolifere presenti sulla rete italiana che si sono portate così sotto 1,2 euro al litro. Con l’Agip che, appunto, è scesa fino a 1,169 euro. I prezzi della benzina, negli ultimi 4 mesi, registrano così un calo fino a quasi 39 centesimi al litro (1,558 il "picco" del luglio scorso quando il greggio toccò i record sui 150 dollari al barile). Un pieno per un’auto di media cilindrata costa così oggi quasi 20 euro in meno rispetto all’estate scorsa. In calo anche il diesel che, sempre all’Agip, si allinea al costo della verde (1,169 euro). Ancora margini di discesa Ma se i prezzi della benzina scendono ai minimi degli ultimi 3 anni, secondo Nomisma Energia ci sono «margini per ulteriori ribassi, intorno ai 6 centesimi di euro». È quanto spiega Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, sottolineando che esiste anche oggi – alla luce delle nuove riduzioni – uno scostamento «intorno ai 6 centesimi» tra i prezzi alla pompa ed il «prezzo ottimale». Quello cioè – spiega l’economista, esperto di tariffe nel settore energetico – che si ottiene «alla pompa sommando al costo sul mercato internazionale (Platts) il rispettivo margine lordo». «In Italia, come in Europa, i prezzi alla pompa sono determinati sommando al costo della benzina sul mercato internazionale (quotazione Platts), un margine lordo a copertura di tutti i costi: trasporto, margine gestore, investimenti punto vendita, pubblicità, promozioni. Negli ultimi 4 anni e mezzo il margine lordo (aggiornato a giugno 2008) per benzina e gasolio è stato, rispettivamente, di 13,5 e 13,6 eurocent/lt. Ritenendo tale margine come valore di equilibrio – spiega Nomisma Energia – «è possibile stabilire un prezzo ottimale». «A contribuire al non allineamento dei prezzi alla pompa con quello ottimale – sottolinea Tabarelli – c’è l’esigenza degli operatori di recuperare i bassi margini dell’anno scorso quando le fiammate del greggio hanno spinto i carburanti al picco di oltre 1,55 euro. E, ancora, la necessità di recuperare costi come la Robin Tax». Consumatori insoddisfatti Il prezzo raggiunto tuttavia non accontenta le associazioni dei consumatori anche perché le quotazioni internazionali del petrolio risultano in picchiata, e sulla piazza di New York hanno raggiunto i minimi da 22 mesi, scendendo a quota 50 dollari al barile. «Valori così bassi del greggio non si registravano dal gennaio dello scorso anno – spiega il Codacons -. Tuttavia alla pompa, come oramai ci hanno abituato le compagnie petrolifere, non si stanno verificando adeguate riduzioni dei prezzi di benzina e gasolio. Il prezzo medio della benzina su tutto il territorio nazionale è ancora oggi troppo elevato. In realtà – prosegue l’associazione – presso i distributori i carburanti dovrebbero costare oggi 7/8 centesimi di euro al litro in meno. Questo significa che oggi un automobilista paga ingiustamente per un pieno tra i 3,5 e i 4 euro in più, ossia tra gli 84 e i 96 euro in più su base annua». Greggio attorno a quota 50 Per il petrolio ieri c’è stato un recupero negli scambi elettronici. Il greggio con consegna a gennaio, che era sprofondato sotto quota 50 dollari, è tornato sopra tale soglia ed è salito fino a 50,22 dollari al barile (+1,6%). Shock petrolifero nel 2010? Intanto l’Aie, l’Agenzia internazionale dell’energia, teme che possa emergere nel 2010 un nuovo shock petrolifero dopo quello degli ultimi due anni a causa del forte calo degli investimenti in nuove prospezioni petrolifere. Lo ha detto Fatih Birol, capo-economista dell’agenzia, al quotidiano tedesco «Vvdi Nachrichten», aggiungendo che nei prossimi anni crescerà anche la dipendenza dell’Europa dalle forniture di greggio e gas. Secondo Birol, c’è bisogno di investimenti annui per 380 miliardi di dollari per mantenere la produzione di greggio al livello attuale, ma la crisi economica li sta riducendo drasticamente. Nel 2010, quando l’economia mondiale sarà in ripresa, il prezzo del petrolio, di fronte a una carenza di offerta, potrebbe «superare decisamente i picchi visti quest’anno e portarsi ben al di sopra dei 150 dollari al barile».