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Biblioteca del Mart, grazie a Rosanna e Maria

I l 31 luglio 2008 ho salutato con una certa emozione Rosanna e Maria Francescotti, era il loro ultimo giorno di lavoro con noi, alla biblioteca del Mart. L`abbiamo messa su praticamente insieme nella nuova sede del Polo Museale di corso Bettini. Erano con me dal 2000, eravamo allora nella vecchia sede di Corso Rosmini, e si stava già lavorando in previsione del trasloco. Loro erano senza lavoro ed avevano messo su una società di servizio per cercarne, e grazie ad un progetto del comune di sostegno all`occupazione femminile sono finite a lavorare con me, a preparare il grande trasloco di una biblioteca che cresceva a vista d`occhio tanto da far fatica a starle dietro (quando sono arrivato io a lavorarci, non molto prima di loro, i libri erano 14.000, ora sono oltre 70.000). Loro hanno messo via insieme a me tutti i libri negli scatoloni, insieme a me hanno studiato la sistemazione migliore sugli scaffali nei nuovi spazi sotterranei del Polo, ed hanno atteso emozionate come me il primo afflusso di pubblico, che è stato incoraggiante. E poi ci sono stati otto anni di routine, di risposte alle richieste degli utenti, di nuove intere biblioteche che entravano al Mart e andavano messe a posto, ma anche di convegni, mostre bibliografiche, di contatti con musei e gallerie di tutto il mondo per farci mandare i cataloghi delle loro mostre, spesso fuori commercio. Nel tempo il loro rapporto di lavoro con il Mart ha preso la forma stabile di un contratto d`appalto per i servizi al pubblico nelle 10 ore giornaliere di apertura, che si giostravano fra loro due. Erano lavoratrici autonome da partita Iva, non c`erano né malattie né ferie né imprevisti che tenessero, le dieci ore andavano coperte in ogni caso e loro due facevano a volte anche i salti, senza che ci siano mai stati problemi. Soprattutto hanno fatto sempre tutto con l`entusiasmo di una curiosità vera, dello scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo, da imparare e metter via. Fino a questo febbraio, quando è scaduto il loro ultimo contratto annuale. Da allora sono arrivate solo incerte proroghe di un mese. Fino al 29 scorso, quando ho saputo, e ho dovuto dirglielo, che il Mart aveva deciso di non rinnovare più il loro contratto. Ci siamo scambiati i saluti dell`ultimo giorno di lavoro, e mi è proprio dispiaciuto. Così ho deciso di scrivere all`Adige per ringraziarle anche pubblicamente del loro lungo impegno, ottimamente espletato. Per ricordare che anche grazie al loro lavoro il Mart ha potuto funzionare, ha offerto servizi bibliografici. Che è stato anche grazie al loro lavoro che molti hanno potuto fruire di un bene culturale difficile ma necessario com`è una biblioteca d`arte contemporanea, che molti si sono potuti laureare sui nostri libri. Insomma grazie! Roberto Antolini Bibliotecario del Mart Alpinisti soccorsi, una polemica sciocca E gregio signor direttore, i soccorsi non ci sono costati nulla! L`operazione che ha consentito il salvataggio di Walter Nones e Simon Kehrer non è costata nulla al contribuente italiano afferma la Farnesina. Questa è la risposta al “Codacons“ che affermava: “Forse lo Stato ha pagato al Pakistan le spese per il recupero, ma questi soldi, non spettano ai cittadini“. Non prova un po` di vergogna il Codacons ad affermare certe cose? Sarebbero soldi mal spesi quelli destinati al salvataggio di vite umane? Certo, forse per il Codacons sono soldi più ben spesi quelli per gli orsi, o per viaggi in America con familiari di qualche assessore. Un consiglio? Si preoccupi dei denari dei contribuenti buttati al vento, per altre, meno nobili cause. La vita umana è sopra tutto. Kehrer e Nones non temano, queste sciocche polemiche anche se comunque ce l`avrebbero fatta da soli. Hanno da piangere il loro amico Karl e non pensare a queste malignità. Si spendessero sempre così in modo cristallino, i soldi dei contribuenti! Un vecchio, modestissimo alpinista, soccorso nel passato dall`elicottero “Lama“. Tullio Dell`Eva – Trento “La Città dei Matti“, ma questa è arte? Q uanta banalità c`è in un crocefisso messo sopra ad una sedia a rotelle in un padiglione di un ex manicomio? Quanta incapacità di andare oltre ad uno schema che gli stessi “artisti“ ripropongono senza essersi accorti di come la realtà sia cambiata? “La Città dei Matti“ di Pergine, pensata da Psa ed appena conclusasi, ha veramente messo a nudo la scarsa creatività di molti che, pensando di affrontare il binomio “creatività e follia“ in realtà hanno messo in scena l`ovvio, il vecchio, lo stigma allo stato puro. Nonostante già lo scorso anno gli operatori sanitari che oggi lavorano nel centro di salute mentale di Pergine abbiano messo in guardia chi vuole rappresentare una realtà (o una storia) senza conoscerla a fondo. Perché oggi la salute mentale non ha nulla a che vedere con i crocefissi e le sedie a rotelle, le camice di forza e i trattamenti obbligatori. La sofferenza mentale che vige nel 2008 è fatta di normalità. Che non si esprime urlando, ma implode nel dolore e nell`abbandono. Ma gli “artisti“ nella “Città dei matti“ continuano a rappresentare la coercizione e i trattamenti obbligatori del secolo scorso. La responsabile dei laboratori di Psa ha dichiarato che anche il prossimo anno il tema sarà creatività e follia. Ma perché prima di rifare gli stessi errori gli “artisti“ non si fanno un giro in un centro di salute mentale? Potrebbero scoprire che le sedie a rotelle e i crocefissi non esistono più, che nella sala d`attesa per poter parlare del proprio dolore a qualcuno che ti ascolta c`è “quella bella ragazza che improvvisamente, senza motivo, ha smesso di mangiare“, in un modo fatto di incapacità di comunicare, di menefreghismo. Dove anche l`arte ragiona per schemi.

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