Dagli ultimi dati disponibili emerge una crescita del debito delle pubbliche amministrazioni,che ad aprile aveva raggiunto il record di 1.387,592 miliardi di euro (2.686,8 miliardi di vecchie lire) con un gravame, sulle spalle dei cittadini, pari a 24.434 euro (47,3 milioni di lire), nonostante le operazioni di cartolarizzazione degli immobili e di swap su titoli di Stato.
Ma anche l`indebitamento totale dei cittadini verso le banche è aumentato nell’ultimo triennio del 37 per cento, ossia di 2 mila 630 euro, per una esposizione complessiva verso il sistema bancario pari ad oltre 10 mila euro a famiglia, per un ammontare di 211 miliardi di euro, a dimostrazione delle disastrose politiche economiche del governo che ha ridotto il potere di acquisto, sia con gli aumenti fuori controllo che con l’introduzione dei ticket ed altre tasse locali che hanno costretto le famiglie ad indebitarsi per vivere. Poiché – secondo i dati Istat – ad aprile 2003, l’indice generale del valore delle vendite del commercio fisso al dettaglio, ha segnato un aumento tendenziale del 5,7 per cento; le vendite di prodotti alimentari hanno registrato una crescita del 9,0 per cento; quelle di prodotti non alimentari hanno registrato una crescita del 3,3 per cento; il gettito Iva ha registrato un aumento del 15 per cento; mentre l’indice delle retribuzioni contrattuali è aumentato dell’1,7 per cento, 1 punto in meno dell’inflazione, vuole dire che le politiche economiche del Governo stanno addossando sulle spalle dei consumatori gli oneri finanziari.
?Meno tasse per tutti? era uno degli slogans più riusciti della campagna elettorale. Ma, nella U.E., non è possibile abbassare la tassazione senza procedere a parallele riduzioni di spesa pubblica. Il governo sta perciò abbattendo la spesa (pubblica) per il servizio sanitario nazionale, compensando tali riduzioni con aumento di spesa per i privati (ticket ecc.); notevoli ulteriori riduzioni di spesa sono ?attese? dalla riforma del sistema pensionistico [per inciso, negli anni ’90, l’Italia ha ritoccato il suo, mentre Francia e Germania devono ancora provvedere.]
L’ultima inchiesta ISAE (3 e il 16 giugno), su un campione di 2.000 intervistati,nel registrare il calo della fiducia dei consumatori soprattutto ?ad attese sulla propria situazione economica e le valutazioni sulla convenienza e possibilità del risparmio?in merito alle valutazioni sull’andamento dei prezzi, la percentuale di coloro che li ritengono ‘molto’ aumentati è stata del 49 per cento (come a maggio),mentre cresce la quota di coloro che li ritengono ‘abbastanza’ aumentati (40% in giugno, 38% in maggio).
Nell’ultima relazione (2003) della Confcommercio, il presidente Billè ha affermato che ?molte famiglie si sono messe a vivere oggi nell’autarchia spendendo solo l’indispensabile. E ci sono motivi plausibili perché, solo nell’ultimo anno, il rendimento dei loro redditi da capitale è calato dell11 per cento?.
Se si è impennato del 15 per cento il gettito Iva; se in aprile è cresciuto il ?valore? dei consumi del 5,7 per cento; se in maggio, l’indice annuale delle retribuzioni contrattuali è cresciuto solo dell’1,7 per cento rispetto ad una inflazione, su base annua,del 2,7 per cento; se la fiducia dei consumatori è ai minimi storici ed è calata notevolmente la propensione ai consumi per la diminuita capacità di spesa delle famiglie, ?impoverite? e ?depredate? di 2.300 euro per ritocchini, rincari, aumenti ed arrotondamenti negli ultimi 18 mesi, c’è una sola giustificazione: non sono i consumi a crescere, ma solo il loro valore. In altri termini, e più semplicemente, la gente spende di più per consumare molto meno di prima.
Per uscire da un ciclo economico difficile il Governo, già nella prossima finanziaria, oltre a convocare assieme alle altre parti sociali l’Intesa dei Consumatori, maggiormente rappresentative dei diritti e degli interessi dei cittadini, deve evitare la manovra di ulteriori tagli che colpiscono le masse popolari che non possono più fare la spesa, anche di prima necessità se non indebitandosi, prevedendo ? come ha già fatto il Governo Scroeder in Germania – sgravi fiscali pluriennali, a favore dei cittadini con redditi inferiori a 16.000 euro, per almeno 24 miliardi di euro, adottare un provvedimento per far anticipare dalle banche le cedole (bond Cirio,obbligazioni argentine,ecc.) confiscate a tempo indeterminato per i cattivi consigli delle banche, rilanciare il ciclo virtuoso dei consumi che possono essere rilanciato esclusivamente distribuendo maggiori redditi ai cittadini che ne hanno bisogno.