150 artisti hanno firmato un appello al Governo per abbassare l’aliquota Iva sui cd. In una lettera aperta pubblicata oggi su alcuni quotidiani, gli artisti di tutti i generi musicali chiedono che la finanziaria in discussione in Parlamento preveda un emendamento per ridurre l`Iva, oggi al 20%.
L’appello dei cantanti, sostiene il CODACONS, rappresenta un imperdonabile errore. Innanzitutto mette in evidenza l’incapacità gestionale dell’industria discografica, che ha speso non si sa quanti soldi per far pubblicare una lettera aperta che sfiora il ridicolo, soldi che avrebbe fatto meglio a utilizzare per abbassare il prezzo dei cd. Ottenere il consenso degli artisti, poi, non deve essere stata un’impresa particolarmente difficile…
E agli stessi cantanti che hanno firmato la lettera il CODACONS chiede: perché, invece della riduzione dell’Iva, non chiedete la riduzione dei vostri cachet?
Se davvero gli artisti hanno a cuore il futuro della musica italiana e vogliono combattere il fenomeno del caro cd, non dovrebbero faticare molto ad accettare la proposta, così come probabilmente non hanno faticato a firmare la richiesta di riduzione dell’Iva.
L’unica possibile e concreta soluzione al fenomeno, sostiene il CODACONS, è un gesto di umiltà da parte delle case discografiche, che devono ridurre sensibilmente il prezzo dei cd ? di tutti i cd, non solo i fondi di magazzino! – per incrementare le vendite, e non il contrario, come invece sta avvenendo. Ridurre l’Iva non rappresenta certo la soluzione al fenomeno del caro cd e anzi potrebbe tradursi in un danno per i consumatori.
E intanto il Codacons lancia un nuovo allarme: il prezzo dei cd continua la sua inesorabile escalation, complice gli arrotondamenti da euro: i dischi sfiorano quota 22 euro, mentre il prezzo medio di un singolo è addirittura di 6,50 euro, contro le 10.000-11.000£ che si pagavano lo scorso anno!