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Caro-petrolio, Bush: servono nuovi giacimenti

I record del petrolio fanno volare i prezzi dei carburanti. Con un sincronismo quasi perfetto, ancora una volta, al nuovo massimo storico del greggio, che venerdì ha superato addirittura i 147 dollari al barile, ieri hanno risposto le grandi compagnie, aggiustando – all`insù s`intende – i listini di benzina e gasolio in vendita ai distributori. Così, in base al monitoraggio di “quotidianoenergia.it“, si scopre che Agip ha portato a 1,558 euro il prezzo di riferimento di un litro di benzina e gasolio (che ormai viaggiano appaiati), rispetto ai precedenti 1,547 euro. Si avvicina quindi sempre più la soglia del massimo storico di 1 euro e 60 centesimi per un litro di carburante. Che comunque, per chi si ostina a mantenere il confronto con le vecchie lire, da ieri ha già superato la fatidica soglia delle 3 mila lire (3mila 20 lire, per la precisione). Per inciso, può essere curioso notare come il via alla nuova ondata di rincari, a cui ben presto si adegueranno anche tutte le altre compagnie presenti sulle strade italiane come è sempre successo finora, sia partito dall`Agip, compagnia che fa capo all`Eni, in pratica allo stesso gruppo che con un atto di generosità ha annunciato la donazione di un contributo volontario di 200 milioni di euro al fondo di solidarietà nell`ambito della manovra finanziaria del governo, fondo istituito per far fronte a situazioni di particolare necessità, anche di natura energetica. Un gesto nobile e lodevole, con cui l`Eni di fatto ha spiazzato gli altri operatori del settore e ha anticipato gli effetti della Robin Hood Tax proposta dal governo per tassare gli extra profitti delle società petrolifere. Ma dopo questi nuovi aumenti dei listini quanto potrà essere recuperato dai consumatori? In attesa della sterilizzazione dell`Iva, annunciata e promessa in tempi rapidi dal ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, così come gli auspicati ribassi dei prezzi per effetto della liberalizzazione della rete distributiva prevista nella manovra del governo, l`automobilista italiano si trova a dover fare i conti con il costo di un pieno sempre più caro: per un`auto di media cilindrata siamo arrivati a 78 euro. Secondo Adusbef e Federconsumatori, questo si traduce in un aggravio annuo di 310 euro, considerando una media di due rifornimenti al mese. Le associazioni dei consumatori chiedono anche al governo il blocco immediato del carico fiscale, un fardello che solo nell`ultimo anno ha garantito all`erario un extragettito di 2 miliardi e 100 milioni di euro. Il Codacons si spinge oltre. A proposito della tanto attesa liberalizzazione della rete distributiva, che tra l`altro consentirebbe l`apertura di nuovi impianti anche nei supermercati (fino a 8 centesimi al litro il risparmio stimato per i rifornimenti nei grandi centri commerciali), ma che risulta frenata in buona misura anche da alcune Regioni che ostacolano l`iter burocratico, l`associazione presieduta da Carlo Rienzi minaccia di denunciare le Regioni in causa a “rispondere dei danni economici arrecati agli automobilisti italiani“. Ma il caro-carburanti è diventato un problema serio anche negli Stati Uniti, dove è già scattato l`allarme per il prezzo della benzina, ormai oltre i 4 dollari al gallone (che fatte le debite conversioni, equivale pur sempre a 68 centesimi di euro al litro) rincarata del 38% in un anno. Tanto che ieri il presidente George W. Bush ha usato il suo discorso radio del sabato per fare pressioni sul Congresso affinché dia il via libera alle trivelle petrolifere in un parco naturale dell`Alaska e al largo delle coste della Florida e della California. Bush, nel suo discorso, non è stato tenero nei confronti del Congresso, al quale ha addossato la responsabilità dell`alto prezzo della benzina: “Ogni dollaro extra che la gente deve spendere per la benzina è un dollaro in meno per comprare da mangiare o per mandare un figlio al college. Gli americani non meritano una cosa del genere “.

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