Mentre le alchimie statistiche,nonostante ?caro prezzi? e ?caro petrolio?,continuano a fotografare una situazione tranquillizzane registrando un’inflazione ?virtuale? in diminuzione al 2,3 per cento,le famiglie italiane,alle prese con la più grave crisi dal dopoguerra,costrette a tirare la cinghia per sbarcare il lunario,ad indebitarsi con banche finanziarie e società esercenti le carte di credito,attingendo ai pochi risparmi scampati agli scandali finanziari quali Cirio,Argentina,Parmalat,My Way e For You,ecc.,o impegnando ai Monti di Pietà i beni di famiglia,hanno subito rincari spesso a 2 cifre negli ultimi 12 mesi, per beni e servizi di prima necessità, che si aggiungono ai pesanti rincari avvenuti a partire dall’autunno del 2001 col pretesto dell’euro.
Le famiglie italiane hanno speso in media 1.612 euro in più dal 31 luglio 2003 al 31 luglio 2004, per far fronte a prezzi rincarati,passati da 26.061 euro a 27.673 euro,più 6,2 per cento in soli 12 mesi. Le voci di spesa che hanno subito maggiori ?ritocchi? vanno, dai servizi bancari,i cui costi sono cresciuti del 15,8 per cento con un aggravio di 71 euro attestandosi a 521 euro dai 450 di 1 anno prima, ai trasporti,rincarati del 10,5 per cento,certamente dovuto al caro petrolio ed all’adeguamento ad 1 euro dei biglietti per bus e metropolitane e passati da 4.000 a 4.420 euro,a sanità e salute (+10,4 per cento) con un aggravio di 139 euro ed una spesa annua passata da 1.350 a 1.489 euro,fino ad abbigliamento e calzature che registra un + 7,9 per cento con un rincaro di 142 euro ed un costo annuo pari a 1.942 euro.
La voce abitazione (+3,4 per cento),passata da 6.000 a 6.204 euro, la più consistente per i bilanci famigliari,sommata ai consumi alimentari (+ 4,1 per cento) cresciuti di 197 euro ed arrivati a 5.008 euro, pari a 418 euro al mese per mangiare,a ben 936 euro mensili per ?abitare? la casa,pesano per il 42 per cento sui consumi annui generali; mentre ricreazione e tempo libero (+ 3,9 %),arrivate a 1.455 euro dai 1.400 di un anno prima,luce (+4,3 per cento) e gas (+ 4,2 %) sono i rincari più contenuti.
Le famiglie italiane spendono quindi in media 418 euro al mese per mangiare; 518 per spese di abitazione; 368 euro mensili per i trasporti; 124 euro di sanità e spese per la salute; altrettanti per ricreazione e tempo libero; 124 euro per alberghi ristoranti e pubblici esercizi; 162 euro ogni 30 giorni in abbigliamento e calzature; 66 euro (2,2 euro al giorno) per l’assicurazione obbligatoria; 43 euro mensili per i costi di gestione di un conto corrente dall’utilizzo medio-basso che contempla soltanto 11 operazioni al mese,132 movimenti bancari annui,mentre a tali voci ?pesanti? che si mangiano il 50-60 per cento dei redditi,Istat assegna pesi (Rcauto,servizi bancari,spese per la casa,ecc.) del 25-30 per cento,ossia meno della metà !
Intesaconsumatori chiede quindi una profonda revisione del paniere Istat per fotografare un’inflazione ?reale? e non ?virtuale? ed al Governo,finora assente nel monitorare e controllare prezzi e tariffe fuori controllo,una radicale inversione di tendenza ed una politica economica meno ?creativa? in grado di salvaguardare il falcidiato potere di acquisto di salari stipendi e pensioni,per rilanciare così con i consumi,un ciclo economico positivo ed espansivo.