Le analisi dell’Intesa dei consumatori sul carovita che non accenna a diminuire con il pretesto dell’euro, avvalorate dagli ultimi dati finanziari sulla crescita del 16 per cento dell’indebitamento delle famiglie solo per poter sopravvivere, trova conferma dall’Annuario statistico italiano 2003, presentato oggi dall’Istat,che vede in netto aumento (74,9 per cento) la quota delle famiglie che non riesce a risparmiare.
La famiglia italiana spende in media 26.400 euro l’anno, non è soddisfatta della propria condizione economica e non è più in grado di risparmiare ! Anche l’Istat conferma che gli italiani,da popolo di risparmiatori,stanno diventando popolo di debitori con un netto peggioramento dei nuclei famigliari che definiscono peggiorata la loro condizione economica, passata dal 27,4 per cento del 1998 al 40,4 per cento del 2002.
Ad un aumento dei prezzi corrisponde una diminuzione dei consumi pari all’1,8 per cento,a dimostrazione che la maggior parte degli italiani deve tirare la cinghia per sopravvivere,con la spesa mensile alimentare salita dai 411 euro del 2001 ai 425 del 2002, mentre la spesa per generi non alimentari si è stabilizzata intorno ai 1.770 euro. Aumentano le spese per abitazione, utenze domestiche mentre scende quella per abbigliamento,calzature,mobilie ed arredamento, elettrodomestici, servizi per la casa,istruzione e cultura.
Un capitolo a parte la scandalosa sanità: mentre per l’Istat l’aumento è impercettibile,per l’ultimo rapporto dell’osservatorio Osmed-Ministero della Salute, che ha fotografato i primi 9 mesi del 2003 ?gennaio settembre- ad un calo della spesa farmaceutica a carico del servizio sanitario nazionale del 7,1 per cento, corrisponde una impennata del 15,9 per cento dei costi dei farmaci spesi dai privati, per effetto del riordino del prontuario farmaceutico, che ha addossato alle famiglie la maggior parte delle spese per i medicinali.
Ma oltre allo scandaloso capitolo della sanità,ci sono fortissime contraddizioni tra il rapporto odierno dell’Istat, che conferma le preoccupazioni dell’Intesa dei Consumatori su una costante erosione del reddito ed un trasferimento, pari al 3 per cento circa del Pil,a coloro che fanno i prezzi da quelli che li subiscono (non a caso, tra coloro che riescono a risparmiare, i più ?abili? sono quelli che hanno un lavoro indipendente o autonomo) e le rassicuranti analisi sull’inflazione in diminuzione, a riprova che occorre riformare radicalmente sia il paniere Istat che i vari ?pesi? assegnati a molti prodotti e servizi.