Con la pubblicazione dei dati definitivi di dicembre 2003, l`ISTAT vorrebbe concludere l` annus horribilis dell`inflazione, che lo ha visto protagonista di un numero incredibile di scivoloni. Sulla base dei dati ad oggi disponibili sul web siamo in grado di anticipare le variazioni medie dell`anno 2003, ma soprattutto di svelare le cause della apparente discesa dell`inflazione ed il motivo per il quale i dati dell`Istat devono essere corretti.
L`indice dei prezzi al consumo per l`intera collettività nell`anno 2003 è cresciuto del +2,7 per cento (variazione rispetto alla media dell`anno 2002), con un`inflazione già acquisita per il 2004 pari a +0,9 per cento (differenza relativa tra l’indice di dicembre 2003, pari a 123,1 e la media dell’anno 2003, pari a 122), a fronte di un`inflazione programmata fissata dal Governo in 1,7 punti percentuali.
Le voci di spesa che nell`anno 2003 sono cresciute maggiormente sono: le bevande alcoliche e i tabacchi (+6,9%), gli alberghi, ristoranti e pubblici esercizi (+3,9%), gli altri beni e servizi (+3,6 %), l`abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+3,3%), i prodotti alimentari e le bevande analcoliche (+3,1%), l`abbigliamento e calzature (+3 %). Viceversa, sono diminuite le comunicazioni dell`1,7 %, mentre i servizi sanitari e spese per la salute sono diminuiti del 3,8 %: come si concilia tale diminuzione, rilevata dall’Istat, con i dati del Ministero della Salute ( www.ministerosalute.it ), Osservatorio Osmed, secondo i quali la spesa privata per le medicine pagate dalle famiglie è cresciuta del 15,9 per cento nei primi nove mesi del 2003 ?
Dall`analisi di questi dati non sembrerebbe emergere niente di nuovo rispetto alla tendenza inflazionistica degli ultimi mesi.
E` sufficiente, però, escludere dall`indice complessivo l`acquisto dei telefoni cellulari (una voce non certo di prima necessità), i cui prezzi sono rilevati direttamente dell`Istituto di statistica con una metodologia a dir poco dubbia, per scoprire che la variazione media dell`anno 2003 sale a +2,8 %. Ciò vuol dire che il Governo ha risparmiato, grazie all`Istat, almeno 500 milioni di euro da destinare al recupero del potere d`acquisto di stipendi e pensioni per la sola presunta diminuzione dei telefoni cellulari ! Ma c`è di più. Come è noto, infatti, gli indici dei prezzi al consumo calcolati dall’Istat, si basano su una rilevazione dei prezzi effettuata per una parte dei prodotti dai Comuni capoluogo di provincia e per un’altra porzione del paniere, la cosiddetta rilevazione centralizzata, direttamente dall’Istat.
La rilevazione centralizzata dei prezzi validi su tutto il territorio nazionale, effettuata dall’Istat, fa riferimento a numerosi ed importanti beni e servizi, che rappresentano circa il 20% del paniere, tra cui: i tabacchi, i medicinali, l’acquisto di automobili, motocicli, ciclomotori e motocaravan, i servizi di trasporto ferroviario, marittimo ed aereo, l’acquisto di apparecchiature e materiale telefonico (telefoni cellulari ed accessori) e di personal computer, i servizi postali, telefonici e bancari, alcuni servizi ricreativi e alberghieri (cabina balneare, canone RAI, campeggi, agriturismi, pacchetti vacanza tutto compreso), l’acquisto di libri e periodici, i pedaggi autostradali, le tasse di istruzione universitaria.
Nella tabella che segue sono riportate le variazioni congiunturali e tendenziali di dicembre 2003 e le variazioni medie annue, di alcune voci esemplari rilevate centralmente dall`Istat.
Indici dei prezzi al consumo – dicembre 2003
(Elaborazione USICONS su dati ISTAT)
L`analisi dei dati congiunturali mostra che, ad eccezione degli impianti di risalita, tutte le voci considerate mostrano una variazione nulla o negativa dei prezzi di dicembre 2003 rispetto a novembre 2003.I telefoni cellulari sono diminuiti del 2,1 per cento, i personal computer dello 0,5 per cento. L`Istat riesce a collezionare anche una diminuzione dello 0,8 per cento del prezzo dei periodici, che stupisce perfino la FIEG (Federazione degli Editori) alla quale non risultano variazioni di prezzo nel periodo, e dello 0,1 per cento delle automobili straniere. Nessuna variazione dei prezzi viene registrata per i viaggi aerei, per i pacchetti vacanza tutto compreso, per gli agriturismi, nonostante la forte domanda durante il periodo natalizio.
Ancora più clamoroso appare il dato tendenziale, dal quale si evidenzia la variazione dei prezzi rispetto a dicembre del 2002. Secondo l`Istat, i prezzi dei telefoni cellulari sono diminuiti del 13,4% e i personal computer del 13,2%. Sempre secondo l`Istat, anche i medicinali costano il 3,1% in meno rispetto a dicembre 2002 (mentre l’Osservatorio del ministero della Salute- OSMED ha registrato una crescita della spesa farmaceutica privata del 15,9 per cento !) e i servizi di telefonia sono diminuiti dell`1,2 per cento. Ma l`Istituto di statistica riesce a far diminuire anche i prezzi dei beni e servizi che notoriamente hanno solo variazioni in aumento, come gli impianti di risalita (-3,5%), i parchi di divertimento (-2,7%), i motocaravan (-1,2%), l`università (-0,2%), i trasporti marittimi (-0,1%).
Perfino le automobili italiane costano lo 0,4% in meno dello scorso anno, mentre quelle straniere hanno avuto un aumento limitato.Il complesso delle voci considerate ha contribuito a ridurre la variazione tendenziale di dicembre di due decimi di punto. L`andamento dei prezzi nel 2003, si riflette anche sulla variazione media dell`anno che ha fatto registrare un calo dei prezzi, rispetto alla media del 2002, del 14,6% per i personal computer, del 4,1 per cento dei telefoni cellulari, del 3,8% dei medicinali, dello 0,8% dei servizi di telefonia e dello 0,5 per cento dei trasporti marittimi.Siamo in presenza di variazioni dei prezzi alle quali è difficile credere perché cozzano contro il senso comune e non trovano riscontro nella realtà che è sotto gli occhi di tutti. Ma quale effetto hanno avuto sulla dinamica inflazionistica ?
E` sufficiente dare uno sguardo al grafico per comprendere come, in Italia, esistono due differenti inflazioni.
(Elaborazione USICONS su dati Istat)
Da un lato, i Comuni (per la parte di paniere a loro assegnata), continuano a registrare un`inflazione in crescita, nonostante le riduzioni negli ultimi mesi, dei prezzi degli ortofrutticoli e dei prodotti energetici di importazione (benzine).
Dall`altro, l`Istat fa registrare una prima brusca frenata a febbraio, causata dal calo dei prezzi dei medicinali rimborsati dal SSN (mentre il corrispondente aumento dei prezzi dei medicinali interamente a carico degli assistiti, sembra essersi perso), e da settembre in poi, una caduta libera che ha riportato i prezzi dei beni e servizi rilevati centralmente dall`Istat allo stesso livello di dicembre 2002. Questo, e solo questo, è il motivo per il quale da settembre ad oggi abbiamo assistito ad un presunto rallentamento dell`inflazione, che procede, quindi, con il freno a mano tirato.
Ed è per questa ragione che gli indici dei prezzi al consumo del 2003 non possono essere archiviati, fino a quando l`Istat non esibirà le prove documentali che le asserite diminuzioni dei prezzi dei prodotti rilevati centralmente sono effettive e non dipendono da alchimie statistiche.
E` di oggi, infatti, la notifica all`Istat da parte di Adusbef di un dettagliato atto di diffida, inoltrato per conoscenza anche ad Eurostat ed alla Commissione per la Garanzia dell`Informazione statistica, affinché il presidente dello stesso Istat, prof. Luigi Biggeri, fornisca le predette prove documentali a supporto delle asserite diminuzioni dei prezzi rilevati direttamente dall`ente di via Balbo, che non hanno alcun riscontro in una realtà che, anche con l’adozione del paniere così come riempito dall’Istat, deve far registrare, invece, per l’anno che si è chiuso un tasso di inflazione superiore di almeno 0,2 punti.
Ciò sta a significare che con il tasso di inflazione del +2,7% per l’anno 2003, che l’Istat ha certificato ufficialmente oggi, (atteso che il valore di un decimo di punto di inflazione sia pari a 500 milioni di euro), permetterà al governo di alleggerire le buste paghe di pensionati e lavoratori dipendenti di oltre 1 miliardo di euro (1.936,27 miliardi di vecchie lire).
L’Intesa dei Consumatori proseguirà la sua battaglia per rendere più trasparenti i metodi di rilevazione, più aderenti alla realtà i pesi del paniere,per arrivare a panieri diversificati per fasce di reddito e per tipologie di consumi,essendo offensivo attribuire a determinate voci,come la RC Auto o servizi bancari pesi irrisori allo 0,4 per cento,quando la spesa di una famiglia media (16.000 euro netti di reddito l’anno) per servizi assicurativi e bancari si mangia il 10 per cento del reddito !