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Casa e alimenti trainano i prezzi. A settembre l’inflazione accelera la corsa

Aumenta il costo di acqua ed elettricità, rincarano i prezzi di alimentari e bevande, salgono le spese per i trasporti. E mentre in Veneto una famiglia su quattro fatica ad avere liquidità alla quarta settimana del mese (secondo un’indagine dell’Osservatorio Acli di Padova) e i consumi si riducono drasticamente ( sono un fallimento le aperture domenicali, denunciano dalla Confesercenti), l’inflazione accelera la sua corsa. Nell’ultimo anno (dati al settembre 2008) nel Triveneto l’indice di crescita dei prezzi al consumo ha registrato un aumento in quasi tutte le categorie merceologiche. Crescono i capitoli relativi ad abitazione, acqua, elettricità e combustibili (in Veneto del 9,3%, in Friuli-Venezia Giulia del 9,4, in Trentino-Alto Adige del 10,9), relativi ai trasporti (in Veneto del 7,5%, in Friuli-V.G. del 6,3, in Trentino-A.A. del 6,9), agli alimentari e bevande analcoliche (in Veneto del 5,4%, in Friuli- V.G. del 5,1, in Trentino-A.A. del 7,3%), a fronte di una media italiana, rispettivamente per le tre categorie, del 7,7%, del 6,7% e del 5,8 per cento. «Più volte in passato abbiamo cercato accordi con le categorie economiche per la calmierazione dei prezzi – dice Fulvio Cavallari, presidente di Adusbef Veneto – ma abbiamo incontrato sempre numerosi ostacoli. Nelle città venete il prezzo del pane, ad esempio, è tra i più cari d’Italia, ma, finché da parte dei panificatori non c’è la volontà di venire incontro ai consumatori, si può fare ben poco». «Il prezzo del petrolio sta scendendo – continua Cavallari – non scende però il prezzo dei carburanti. Perché?» «Paghiamo la pasta ancora come se il grano costasse come sei mesi fa –  aggiunge Franco Conte, presidente di Codacons Veneto –. In realtà, le aziende scaricano sugli utenti tutti i costi aziendali e questo provoca la crisi della quarta settimana». «Le autorità amministrative continuano a mantenere un atteggiamento contemplativo sull’aumento dei prezzi – continua Conte – quando invece il controllo deve essere più fattivo e semmai premiante, con sconti e agevolazioni ai negozi virtuosi». «Ad essere ingiustificato non è tanto l’aumento del prezzo finale – ribatte Fernando Morando, presidente di Confcommercio Veneto – quanto piuttosto i costi fissi a carico degli imprenditori: l’elettricità, l’asporto rifiuti, il plateatico. I commercianti sono strozzati dalle tasse, si fa fatica a pagare gli stipendi e alla fine chi è piccolo è costretto a chiudere. Il governo deve cominciare a detassare gli stipendi dei dipendenti: non è possibile che una busta paga di 1.300 euro ne costi all’azienda 3mila.Bisogna cominciare a calmierare questi costi fissi, non i prezzi al dettaglio. Se lo Stato opera in questo senso e, aggiungo, nella revisione degli studi di settore, oramai troppo vecchi per la situazione attuale, l’economia può ripartire nel giro di sei mesi». Tornando ai capitoli di spesa, registrano, invece, l’aumento più limitato nell’intera area i settori delle comunicazioni (in Veneto -4,9%, in Friuli-V.G. -6%, in Trentino-A.A. -4,1%), il comparto della ricreazione, spettacoli e cultura (in Veneto +0,7%, in Friuli-V.G. -0,5%, in Trentino- A.A. -0,8%) e i servizi sanitari e spese per la salute (+ 1,4% in Veneto, in Friuli-V.G. +1,3%, in Trentino-A.A. -0,4%), contro una media italiana, rispettivamente, del -4,4%, del +0,3% e del +0,2 per cento. Analizzando il dato tendenziale complessivo, l’indice generale NIC (prezzi al consumo per l’intera collettività) a settembre 2008 evidenzia sostanziali differenze tra le regioni. Mentre Veneto e Friuli-V.G. si attestano attorno alla media italiana (+3,8%), rispettivamente al 3,9 e al 3,6%, il Trentino-A.A. schizza al 4,1%, percentuale vicina a quella delle regioni del Sud (la Calabria è al 4,4%, la Sicilia al 4,2, la Sardegna al 4,1, l’Abruzzo al 4,1). Chi registra un’inflazione più contenuta è invece la Liguria e la Basilicata (entrambe al 3,2%) e il Lazio (al 3,5%). «Il dato del Trentino-Alto Adige si spiega perché nelle due province autonome c’è storicamente una maggior disponibilità di reddito – spiega Lorenzo Smaniotto, direttore Statistiche economia dell’Astat di Bolzano –. La presenza del turismo, poi, permette ai commercianti di tenere i prezzi molto alti. Ma nei prossimi mesi il territorio seguirà il trend delle altre regioni». Analizzando la sequenza della crescita inflattiva degli ultimi dieci anni, è sempre il comparto dell’abitazione, acqua, elettricità e combustibili a registrare l’aumento maggiore (+ 49,6%), seguito dalle bevande alcoliche e tabacchi (+47,1%), dai trasporti (+37,5%) e di beni e servizi vari (+30,4%). A livello regionale è il Friuli-Venezia Giulia ad aver assistito ad una accelerazione tendenziale maggiore dal 1999 ad oggi. L’indice dei prezzial consumo (che prende come riferimento base= 100 il dicembre 1998) è passato da 101,3 del dicembre 1999 a 127,9 del settembre 2008. In Veneto lo stesso indice è passato da 101,2 (dicembre 1999) a 125,1 (settembre 2008), mentre in Trentino- Alto Adige si è passati da 101,2 (1999) a 127,3 (2008). Nell’ambito delle venti città capoluogo di regione, gli aumenti tendenziali più elevati dell’indice NIC si sono verificati a Cagliari (+4,2%), Torino (+4%), l’Aquila e Palermo (+3,9%); quelli più moderati hanno riguardato Potenza, Bari (+3,3%), Perugia, Roma (+3,4%). Trento ha registrato un +3,6%, Venezia un +3,6 per cento. Mentre i dati su Trieste risultano incompleti. katy.mandurino@ilsole24ore.com I CONSUMATORI L’Adusbef: «Abbiamo il pane più caro d’Italia ma i panificatori rifiutano ogni intesa». Il Codacons: «Controlli fattivi» CONFCOMMERCIO Morando (Veneto): «Il governo deve intervenire sui costi fissi detassando gli stipendi e sulla revisione degli studi di settore»
 

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