Il maxi-sequestro di latte cinese avvenuto ieri a Napoli rappresenta solo "fumo negli occhi per i consumatori italiani e, anziche’ rassicurare i cittadini, contribuisce a destare preoccupazione in merito alla sicurezza alimentare nel nostro paese. Il problema non e’ solo capire come quintali di latte ‘vietato’ siano entrati nel nostro paese, e quindi quale sia il livello dei controlli – afferma il Presidente Codacons, Carlo Rienzi – ma e’ molto piu’ generale, e riguarda l’etichettatura dei prodotti. Non serve a nulla, infatti, effettuare maxi-sequestri sporadici quando non si puo’ conoscere la provenienza esatta di un prodotto venduto in un qualsiasi supermercato o della materia prima che lo compone". Quando scoppio’ lo scandalo melamina in Cina, avevamo diffidato il Ministero della salute perche’ emanasse una ordinanza – alla stregua di quanto fece l’ex Ministro della salute Storace per l’influenza aviaria – per rendere obbligatoria l’indicazione della provenienza del latte, relativamente alle confezioni di latte in polvere vendute in Italia. A tutt’oggi, infatti, per numerose marche si sa dove e’ stato impacchettato un determinato latte in polvere, ma non si sa da quale paese provenga la materia prima. Misura che non e’ stata mai adottata dal dicastero. Per questo motivo – spiega il Codacons – saremo costretti a rivolgerci alla Procura della Repubblica di Roma, cui chiederemo di accertare se il comportamento del Ministero della salute possa configurare eventuali illeciti come omissione di atti d’ufficio e concorso in diffusione di sostanze alimentari adulterate