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Cinquemila medici in causa con lo Stato

E sercitano la professione medica ormai da quindici, vent’anni, ma attendono ancora giustizia.  Sono già cinquemila i medici siciliani che hanno dato mandato al Codacons di avviare le procedure di risarcimento contro lo Stato, iniziando così una delle più consistenti cause collettive della storia italiana. Si tratta di quei medici, 17.387 solo in Sicilia, che si sono specializzati negli anni dal 1982 al 1991 e non hanno avuto circa 40mila euro a testa che la legge europea attribuiva loro come diritto assoluto. Tutto risale a una direttiva comunitaria del 1982 ( 82/ 76 Cee), che aveva stabilito in favore dei medici il diritto di ricevere una «adeguata remunerazione» per il periodo della scuola di specializzazione, durante la quale i medici hanno lavorato praticamente gratis nelle corsie degli ospedali universitari. Questa direttiva, recepita in Italia solo nel 1991 limitatamente agli specializzati iscritti ai corsi a partire dall’anno accademico 1991/ 92, ha stanziato 21 milioni e mezzo di euro per ogni anno di specializzazione, senza riconoscere nulla ai medici che avevano effettuato la specializzazione negli anni accademici che vanno dall’ 82/ 83 al 90/ 91. La Corte di giustizia europea, con sentenza del 25 febbraio 1999, e con successiva sentenza del 31 ottobre 2000, ha affermato il diritto alla remunerazione anche per i medici che hanno svolto il corso di specializzazione dopo il 1982, ter- mine ultimo fissato dalla direttiva comunitaria per conformarsi a essa da parte di ciascun Stato. Sulla scorta di tali sentenze della Corte di giustizia, anche alcuni giudici italiani hanno riconosciuto il diritto dei medici a ottenere dallo Stato «una adeguata remunerazione » .  «In Sicilia – afferma Francesco Tanasi, segretario nazionale Codacons – siamo scesi in campo e avviato la più grande azione giudiziaria collettiva» . Una sorta di class action che alimenta le speranze di migliaia di medici. Ma la Federazione degli ordini dei medici siciliani, presieduta da Salvatore Amato, invita i suoi associati alla cautela. «Non c’è la certezza assoluta che la causa possa essere vinta e l’iter giudiziario è incerto, costoso e lungo» , avverte l’avvocato Giorgio Milazzo, che ha difeso il primo medico vincitore di una sentenza di risarcimento. Nel giugno scorso la corte d’appello di Genova, infatti, ha accolto l’istanza della ginecologa palermitana Gabriella Pantaleo, adesso tesoriere dell’Ordine dei medici di Palermo, condannando la presidenza del consiglio, il ministero dell’Università e l’università di Genova. La causa in primo grado era stata sfavorevole alla ginecologa, ma in secondo grado i giudici le hanno dato ragione nel merito. Una sentenza che lascia ben sperare, ma resta l’incognita della Cassazione che deve ancora pronunciarsi su questo caso. Un altro legale palermitano, esperto in diritto dei consumatori, Alessandro Palmigiano, conferma di patrocinare la causa di un centinaio di medici, ma avverte: «C’è sempre il rischio della prescrizione. È importante che i medici sappiano che non è una causa automatica, ma proprio per questo ha senso farla in gruppo, per ridurre i costi» . Vicenda dall’esito incerto che riguarda il periodo di specializzazione svolto in corsia tra il 1982 e il ’91
 

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