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Codacons su bio shopper

SACCHETTI BIO: CODACONS PRESENTA DENUNCIA PER TRUFFA A 104 PROCURE DELLA REPUBBLICA E ATTACCA MINISTERO DELLA SALUTE

VENGONO FATTI PAGARE AI CONSUMATORI ANCHE SE SI COMPRA ORTOFRUTTA SFUSA SENZA UTILIZZO DI SHOPPER, PRATICA ILLEGALE E PROVA CHE MISURA È TASSA SUI CONSUMI

CONSUMATORI DEVONO POTER PORTARE BORSE DELLA SPESA RIUTILIZZABILI DA CASA. RISCHIO CONTAMINAZIONI È ASSURDITA’

Esposto del Codacons a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia contro la misura pseudo-ambientale adottata in modo del tutto errato in Italia per il possibile reato di truffa da parte di ipermercati, supermercati ed esercenti nella vendita dei sacchetti biodegradabili, in quanto vi sono segnalazioni da parte dei consumatori di tutta Italia che denunciano come il costo degli shopper venga loro addebitato anche in assenza di acquisto dei sacchetti, in modo del tutto illegittimo.

In sostanza se un consumatore decide di acquistare un prodotto ortofrutticolo sfuso senza imbustarlo, ad esempio un ananas, un mango o anche una sola mela, al momento della pesatura la bilancia emette uno scontrino che contiene già al suo interno l’addebito di 2 o 3 centesimi di euro per il sacchetto di plastica, una pratica del tutto illecita, che potrebbe configurare l’ipotesi di truffa, dal momento che viene addebitato al consumatore un bene (lo shopper) che egli non utilizza, e che dimostra come il provvedimento sia in realtà una tassa sul consumo.

Il Ministero della Salute ha negato la possibilità di riutilizzare i sacchetti per la spesa di frutta e verdura perché sussisterebbe un rischio di eventuali contaminazioni.

Se il consumatore porta il sacchetto pulito da casa non esiste alcun rischio di contaminazione, semmai è l’ortofrutta esposta in vendita che può contaminare le buste della spesa. Non si capisce poi perché un sacchetto riutilizzabile possa contaminare frutta e verdura e lo stesso discorso non valga per le scarpe, le borse, gli zaini, i cappotti, i guanti indossati dai cittadini che entrano in un supermercato.

L’associazione infine annuncia una istanza d’accesso al Mise per conoscere quali aziende producono bio-shopper in Italia, quali sono i loro profitti e l’entità delle tasse pagate nel nostro paese, ed eventuali rapporti tra i vertici di tali società e membri del Governo e del Parlamento.

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