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Codacons: nessun budget per nuovi acquisti

  MILANO. «I saldi saranno un flop, gli italiani non hanno soldi da spendere». «No, ce la caveremo. Le nostre previsioni sono abbastanza ottimistiche». Si parlano a distanza le associazioni dei consumatori e le organizzazioni dei commercianti. Il tema dello scontro sono i saldi, pronti a partire già dal 2 gennaio in alcune regioni italiane.  Codacons, Adusbef e Federconsumatori da un parte, Confcommercio e Confesercenti dall’altra, hanno iniziato una vera e propria guerra di cifre. E in mezzo ci sono gli italiani, con i loro pensieri, le loro tredicesime (in parte già spese), e i dubbi sul 2009, ma anche con la certezza che il mondo non finisce e magari con la voglia di togliersi uno sfizio.  Ma il Codacons dice che la stagione degli sconti sarà un vero flop. Motivo: soltanto il 50% delle famiglie potrà avvalersi dei saldi. E l’altra metà? «Non ha budget da dedicare a nuovi acquisti- spiega il presidente Carlo Rienzi – tanto che la spesa pro-capite sarà di 120 euro. E, sulla base di questa cifra, le vendite scenderanno in picchiata fino al 30%». Elio Lannutti e Rosario Trefiletti, presidenti delle altre due associazioni di consumatori, aggiungono che «le spese di Natale sono state disastrose e altrettanto sarà per gli sconti di fine stagione». Quindi i conti: gli italiani che affronteranno i saldi spenderanno 122 euro a testa, pari a 317 euro per famiglia. Ma qui sta il problema. Quante famiglie potranno spendere? Soltanto 10 milioni e 800 mila (meno della metà di quelle esistenti). Ne consegue che la spesa sarà di 3 miliardi e 428 milioni di euro, contro i quasi 5 miliardi spesi nel 2008. Queste cifre sono contestate dalla Confcommercio che stima in 16 milioni il numero di famiglie che approfitteranno dei saldi invernali. Non solo, ma l’organizzazione dei commercianti stima che, ciascuna famiglia, spenderà 450 euro facendo lievitare il valore complessivo a oltre 7 miliardi di euro (praticamente il doppio di quanto stimato dai consumatori). Più o meno dello stesso avviso la Confesercenti (l’organizzazione più vicina al centro-sinistra). «Questi – dicono – saranno saldi anti-crisi. Saranno un’occasione per gli esercenti che devono contenere le perdite e per i consumatori che potranno acquistare a prezzi accessibili». «Il commercio – dice Roberto Manzoni, presidente del Fismo-Confesercenti – vive momenti difficili, stretto fra grande distribuzione, abusivismo, pressione fiscale e calo del reddito della clientela. Per questo i saldi, volendo fare l’interesse di tutti, andrebbero regolati diversamente e portati davvero a fine stagione in modo uniforme in tutta Italia». Di parere opposto le associazioni di consumatori che insistono sulla necessità di liberalizzare i saldi. «In questo modo – dicono – sarà la concorrenza a determinare il prezzo». «Il non avere anticipato i saldi – spiegano Lannutti e Trefiletti – ha permesso che ci sia stata una concorrenza sleale, perchè qualcuno i saldi li ha già fatti lo stesso». E ci sono altri episodi di "scarsa correttezza" denunciati da Altroconsumo, con il 20% dei commercianti che avrebbe truccato gli sconti e un altro 13% che, con le promozioni, di fatto ha anticipato i saldi. Su un fatto, però, sono tutti d’accordo: bisogna evitare i super sconti.  «Quelli superiori al 50% – dicono al Codacons – perchè nascondono merce non proprio nuova». Altri consigli: verificare il vecchio prezzo, conservare lo scontrino e non fermarsi alla prima vetrina. Infine la discussione su quanto avvenuto in Inghilterra dove si sono visti sconti del 90%. Finite le parole restano i numeri: scontando un prodotto del 90% non si rischia di fallire?

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