COMUNICATO STAMPA
Cronaca Milano
Lunedì 17 Luglio 2017
RIUTILIZZO EX SCALI FERROVIARI: I DUBBI E LE PERPLESSITA’ SULL’ACCORDO DI PROGRAMMA
CODACONS: 12 ANNI PER ARRIVARE AD UN ACCORDO CHE POTREBBE DANNEGGIARE I CITTADINI MILANESI
ECCO I DUBBI SULL’ACCORDO
VERRA’ PRESENTATO UN ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA SULLA VICENDA
Il Codacons indica quelli che sono i principali dubbi e perplessità dell’Associazione e dei cittadini milanesi riguardanti l’Accordo di Programma sugli ex scali ferroviari, approvato dopo un’iter iniziato nel 2005, 12 anni fa.
Il lungo periodo di tempo trascorso però non è servito per approvare un piano esente da critiche, ma anzi, tanti sono i dubbi che rimangono in merito, che saranno di seguito elencati:
– Prima di tutto, durante la fase di redazione dell’Accordo di Programma, sarebbe stato opportuno procedere a sentire, tramite udienza pubblica, anche i cittadini milanesi che hanno a cuore tale Accordo di programma, promuovendo in tal modo al massimo il principio di democrazia partecipativa.
– Il potere di pianificazione urbanistica è infatti attribuito al Comune al fine di far delineare l’assetto del territorio consono all’interesse pubblico liberamente valutato dal Comune. L’uso di tale potere è stato però sviato, al fine di valorizzare i terreni di una certa proprietà, destinandoli ad una funzione di tipo privatistico.
– Visti gli enormi problemi di inquinamento atmosferico (NO2 e PM 10), di traffico, della scarsità di aree verdi, presenti nel capoluogo lombardo, sarebbe stato consigliabile per le poche aree cittadine ancora disponibili, pensare a soluzioni che avrebbero potuto minimizzare l’edificazione, con interventi mirati sul trasporto pubblico.
Com’è noto infatti l’Associazione ha presentato nei confronti del Comune di Milano un esposto alla Procura della Repubblica relativamente al mancato rispetto della normativa UE per quanto concerne il limite annuale di giorni di superamento delle soglie minime fissate, e, in più di un’occasione ha inviatato il Comune a pensare a soluzioni mirate per lo smaltimento del traffico (pensiamo per esempio alla proposta di limitare a 30 Km/h la velocità di percorrenza in città, o al potenziamento dei mezzi pubblici). Tali argomenti dovrebbero essere preminente per il Comune.
– Il testo dell’Accordo di Programma , all’art. 15.7 , costruisce infatti una definizione arbitraria e fuorviante del calcolo delle plusvalenze: esse risulterebbero dalla differenza fra “i valori di cessione delle aree (…) e i valori netti contabili delle aree al momento delle cessioni delle stesse (VNC)” aggiungendo anche una serie di ulteriori costi di commercializzazione e promozione, ivi compresi quindi anche i costi per la produzione delle “Vision”. Questo approccio per il calcolo delle plusvalenze è quello relativo alla tassazione statale dei redditi di impresa e non ha alcun riferimento alle modalità proprie della tassazione locale per le trasformazioni urbane.
-Ulteriore aspetto rilevante riguarda la futura procedura di approvazione dei piani attuativi dei singoli scali ferroviari, che saranno adottati ed approvati dalla Giunta, senza alcun potere del Consiglio Comunale. Tutte le altre decisioni saranno prese dal Collegio di vigilanza, composto dal Sindaco, dal Presidente della Regione e dai 4 rappresentanti delle società private, che pertanto finirà per avere enormi poteri, tra i quali: decisionali, sanzionatori, di commissariamento, di convocazione, di proroga, di ampliamento; potrà disporre interventi anche in deroga al regime ordinario, modificare e validare le fasi progettuali, i cronoprogrammi e cambiare le priorità, svolgerà il compito di rendicontazione e monitoraggio del costo degli interventi e potrà decidere quali opere stralciare o posporre.
– Le aree dismesse degli scali ferroviari non hanno attualmente diritti volumetrici. I diritti volumetrici vengono concessi in forza della sottoscrizione dell’Accordo di Programma e devono essere giustificati dal perseguimento di “rilevanti vantaggi” per l’interesse pubblico (art.88 L.R. 12/2005). A fronte di circa 1 miliardo di euro di utile lordo per la controparte FS , il Comune di Milano otterrà opere per soli 131 milioni di euro e di queste, solo 50 milioni da destinarsi al cosiddetto potenziamento del sistema ferroviario, cifra del tutto irrilevante rispetto al costo complessivo della necessaria riorganizzazione.
Questa definizione totalmente fuorviante delle plusvalenze determina quindi una estremamente significativa riduzione dei “vantaggi” per l’interesse pubblico in relazione alla concessione di diritti volumetrici a FS.
La sottoscrizione di questo accordo comporterà ai cittadini milanesi una spesa di centinaia di milioni di euro.
– Alcuni dubbi riguardano l’utilizzo di un gruppo di professionisti proposti dalle forze politiche presenti in Consiglio Comunale, a supporto del lavoro delle Commissioni Consiliari, non sia stato messo nelle condizioni di approfondire tematiche necessarie per la migliore stima di elementi sostanziali dell’intera operazione di valorizzazione degli scali.
Ancor più grave il fatto che non siano stati coinvolti in alcuna fase gli organi collegiali della Città Metropolitana per audizioni al tavolo tecnico e analisi della reale volontà di integrazione dello sviluppo delle aree nei diversi livelli di governo del territorio (comunale, metropolitano e regionale). Inoltre presente che non è stato sottoposto al tavolo tecnico alcuna bozza dell’accordo di programma ed alcuna notizia sull’iter dell’accordo. come suggerito dal punto L della delibera d’indirizzo.
Tali dubbi giustifica la richiesta di chiarimenti presentata dal Codacons e la presentazione di un esposto alla Procura della Repubblica, al fine di verificare gli eventuali reati posto in essere.