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CODACONS SU ALLARME LEGIONELLA

COMUNICATO STAMPA

Cronaca Lombardia

Martedì 08 Settembre 2020

BUSTO ARSIZIO, ALLARME LEGIONELLA: FOCOLAI IN SERIE E IL MISTERO PERMANE.

NESSUNA RISPOSTA DALLE INDAGINI: DAL 2018 NESSUNA CERTEZZA

CODACONS: “NECESSARIO INTERVENIRE CON URGENZA E FARE CHIAREZZA DA PARTE DELL’ASST DI COMPETENZA. PRESENTEREMO ESPOSTO IN PROCURA PER ACCERTARE EVENTUALI RESPONSABILITA’”.

Casi isolati, poche vittima, ma quel che è certo è che con la fine dell’estate in Lombardia, si manifesta la legionella. Come accaduto a Busto Arsizio, dove il “morbo del legionario“ responsabile di infezioni polmonari gravi, ha costretto al ricovero 14 persone, con un decesso: un’anziano già in condizioni severe.
Ovviamente sono partite le indagini. Si cerca il tubo, il ristagno d’acqua, dove con le temperature giuste il bacillo prolifera. La caccia fra i rubinetti e i punti di possibile contatto fra i malati non è certamente facile e non sta dando esiti certi.
Stessa vicenda era accaduta a luglio del 2018 a Bresso, nel Milanese, con 48 contagi. Si sgomberarono condotte, si chiuse persino la fontana del centro città. Si trovarono tracce di batterio, ma non tali da causare un diffuso contagio.

Pulizie profonde, poi il freddo e la scomparsa dell’infezione. A settembre dello stesso anno, invece, un vero focolaio colpì nove comuni fra Brescia e Mantova, lungo le sponde del fiume Chiese. Si pensò al corso d’acqua, ma alla fine si diede la colpa alle torri di raffreddamento dei condizionatori. Si mosse anche l’Istituto superiore di Sanità. Ma di certezze non se ne parla. 

Il focolaio di legionella scovato alla fine della settimana scorsa a Busto Arsizio sembra circoscritto. I numeri restano quelli di sabato: quattordici malati, 5 ancora ricoverati, una vittima, un pensionato di 78 anni affetto da altre patologie e un’anziana di 81 anni deceduta per una neoplasia con «tracce di legionella da antico contatto», secondo quanto riferito dalla Regione.
Se l’allarme sanitario sembra limitato, non altrettano si può dire del mistero che circonda la diffusione del batterio. Dov’era annidato? I controlli sulla rete idrica, dagli impianti nelle case delle persone ammalate a tutta la città, per ora non hanno fatto emergere alcun risultato. Finora. Perché, fanno sapere da Ats Insubria, occorrono tempi lunghi per le indagini, la quale deve essere fatta attraverso tantissimi campionamenti ambientali, con prelievi dagli impianti che richiedono analisi accuratissime. Nel frattempo in città resta la tensione perché la polmonite da legionella provoca sintomi simili al Covid-19 – e di conseguenza tensione fra Comune e Regione sui tempi delle comunicazioni e gli attacchi delle opposizioni al sindaco Emanuele Antonelli. Ma non è il primo caso, già nel 2018, nel corso dell’anno si registrarono 12 casi, controi 7 del 2019.

I dati sono preoccupanti – afferma il presidente del Codacons Marco Maria Donzelli – occorre individuare quanto prima la fonte del contagio per poter porre rimedio ad una situazione di estremo pericolo per la salute dei cittadini ed indagare sulle eventuali responsabilità di coloro che non hanno operato tempestivamente. Il contagio avviene per via aerea, vi è quindi un alto rischio che la situazione diventi epidemica.

Il Codacons, da sempre attento alla salute pubblica, presenterà un esposto alla Procura della Repubblica per accertare eventuali responsabilità umane nella diffusione del fenomeno.

Ufficio Stampa: 393/9803854

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