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Codacons su seconda ondata Covid-19 – aumento morti

COMUNICATO STAMPA
Cronaca Lombardia
Lunedì 1 Febbraio 2021

COVID-19 E SECONDA ONDATA: SECONDO I DATI I.S.S. 50 MILA MORTI CONTRO I 34 MILA DELLA PRIMA ONDATA
 
CODACONS: DATI CHE NON RIFLETTONO L’OCCUPAZIONE OSPEDALIERA, TANTISSIME PERSONE PERDONO LA VITA SENZA ESSERE RICOVERATE IN OSPEDALE, POSSIBILE INFLUENZA POLITICA SULLA DECISIONE DI CHI CURARE E CHI NO
 
ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA, SERVONO RISPOSTE 
 
Cronaca Lombardia: l’I.S.S. ha diffuso i dati riguardanti la seconda ondata di Covid-19 nel nostro Paese; per ora si parla di quasi 50mila morti per il nuovo Coronavirus, contro i circa 34mila della prima ondata, quasi il 43% in più.
 
Il 31% dei decessi globali in Italia si è verificato in Lombardia, per più di 26mila vittime.
 
I dati analizzano anche l’età media dei soggetti deceduti e le cartelle cliniche degli stessi, concludendo come l’età media dei decessi sia di 81 anni, mentre il 66,3% dei deceduti presentavano 3 o più patologie.
 
Fa riflettere anche un altro dato che dimostra la pericolosità di questa infezione: il 3,1% del campione analizzato (196 pazienti) presentavano 0 patologie, risultando quindi sani al momento dell’infezione.
 
Codacons: “I dati sono scioccanti e non devono passare sotto silenzio – denuncia il Presidente Marco Donzelli – ma devono essere analizzati e capiti. Questa seconda ondata di Covid-19, nonostante alcune restrizioni sembra essere passata quasi in sordina rispetto alla prima ed alla pericolosità di essa, ma i dati dicono il contrario. Nonostante ci si aspettasse una netta diminuzione dei decessi, anche in considerazione della preparazione delle strutture nell’accoglimento dei pazienti Covid-19, e della presenza di terapie specifiche per la cura degli stessi, dati alla mano parliamo di un aumento di quasi il 43% dei morti.
 
In Lombardia la situazione è a dir poco tragica (31% dei decessi globali) – una persona su 3.
 
I dati, però, non riflettono le reali occupazioni degli ospedali e delle strutture mediche anche rapportandole alla prima ondata, dove le terapie intensive erano arrivate quasi al limite della capienza massima, e questo pone dei quesiti. Perché moltissime persone continuano a morire fuori dagli ospedali e fuori dalle terapie intensive? Ci sono ragioni non mediche per cui alcune persone non vengono ricoverate in ospedale? 
 
Di questo chiediamo risposte alla Procura della Repubblica, a tutela delle salute pubblica.”
 
Ufficio Stampa: 393/3803854
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