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Commercio, l`Ascom boccia il piano regionale

“Ventinove aperture festive dei negozi all`anno sono ancora troppe“. Scuote la testa, il presidente dei commercianti di Monfalcone Glauco Boscarolli, davanti alla controriforma del disegno di legge promosso dall`assessore regionale Luca Ciriani in modifica della “Bertossi“, l`ormai famosa legge numero 29 del 2005 varata dalla giunta Illy per regolamentare le attività del comparto. Il vertice mandamentale dell`Ascom, infatti, boccia tout court quasi tutti i provvedimenti trapelati in questi giorni. Provvedimenti che sono ancora oggetto di valutazione delle parti e che a ottobre dovrebbero essere discussi nelle aule di piazza Oberdan a Trieste: “Liberalizzare le licenze dei pubblici servizi? Non se ne parla nemmeno – dice – a meno che non si voglia offrire un servizio a scapito della qualità. Libero arbitrio delle attività sul fronte saldi? Non sarebbero offerte credibili, perché un negozio di abbigliamento non può vendere merce sotto-costo per 12 mesi di fila. Aperture domenicali? Non più di 20“. Fermo restando che nemmeno la precedente legge Bertossi riscuoteva l`assenso di Boscarolli – tant`è che ne aveva sempre criticato i nodi normativi -, il presidente dei commercianti si dimostra scettico pure sull`eliminazione del distinguo tra piattaforma alimentare e no: “Comporterà solo un`altra deregulation“, precisa. I consumatori, per contro, stappano metaforicamente la bottiglia di spumante per i festeggiamenti: “Siamo naturalmente d`accordo su tutta la linea – afferma il responsabile cittadino del Codacons, Raffaele Magno – poiché liberalizzazioni, saldi indiscriminati e aperture della grande distribuzione equivalgono a incentivare la riduzione dei prezzi, a tutto vantaggio dei cittadini che acquistano i prodotti“. Ciò non toglie che la categoria dei consumatori non si ponga delle serie riflessioni – esattamente come l`Ascom – sulla sorte dei piccoli negozi di vicinato, destinati a soccombere per via delle aperture domenicali o dai saldi “liberi“. “Il Comune – propone Magno – dovrebbe fare un piano per definire tutte le aree commerciali. E salvaguardare con incentivi o sgravi fiscali la cintura periferica ove le piccole botteghe rivestono un fondamentale ruolo sociale per tutte le fasce deboli, rappresentate dagli anziani che non si possono recare fino al centro commerciale o dagli stranieri che non posseggono un mezzo proprio con cui trasportare più buste di spesa“. In effetti, la moria di piccole o medie attività commerciali, ha già lambito alcuni quartieri come Romana-Solvay e Panzano, con tutti i risvolti occupazionali che ne conseguono nonostante gli ultimi dati, quelli relativi ai primi otto mesi dell`anno, non riescono a fotografare appieno tale situazione. Infatti, tra aperture e cessazioni di attività si segnala un saldo positivo di sette unità: un dato generale che riguarda anche le attività inserite nell`ambito dei centri commerciali. E proprio a fronte di questa situazione che Boscarolli boccia le “domeniche aperte“ della grande distribuzione: “Ci piacerebbe tornare a quota 12, ma so che non sarà possibile ottenere questo risultato e pertanto sarebbe bene non superare la cifra di 18-20 domeniche all`anno – spiega Boscarolli -. Tra l`altro, la legge prevede la consultazione con gli organi di rappresentanza per lo status di “città turistica“. Ebbene sappia, il sindaco Pizzolitto, che per noi Monfalcone sarà “turistica“ soltanto dal mare fino al Brancolo, non oltre. Sulle licenze, invece, il discorso da fare è un altro: quello della salvaguardia delle professionalità. Chi offre un servizio deve esercitarlo perfettamente: non può fare esperienza sulla pelle dei clienti. In un bar vi sono norme igienico-sanitarie da osservare, come pure obblighi o veti di somministrazione delle bevande, per esempio ai minori: non ci si può improvvisare titolari di bar. E lo dico a difesa del cliente, non solo della categoria“.

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