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CONSUMATORI CONTRO L`AUTHORITY PER LE COMUNICAZIONI

Dura contestazione dei consumatori stamattina alla presentazione della relazione annuale sull’attività dell’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni a Palazzo Madama a Roma.

Al centro della questione il pasticcio della number portability.
Le associazioni Adusbef, Codacons, Federconsumatori e Casa del Consumatore hanno criticato aspramente la scarsa attenzione mostrata nei confronti degli utenti dall’Autorità in merito alla trasferibilità del numero di telefono cellulare. Anziché tutelare i consumatori l’Authority ha dato mano libera ai gestori della telefonia mobile che, con la sua direzione d’orchestra, se la sono letteralmente cantata e suonata ai danni dei cittadini. Nonostante infatti le compagnie telefoniche si fossero impegnate a fornire agli utenti la necessaria trasparenza circa modalità, costi e tariffe dell’operazione di trasferimento del proprio numero, ciò non è avvenuto, né l’Autorità si è mossa per far si che ciò avvenisse.

Basti pensare che tutt’oggi, a distanza di quasi 3 mesi dall’entrata in vigore della number portability, l’utente non riesce ad individuare la rete di appartenenza del numero chiamato, e quindi non sa di fatto quanto gli costerà la telefonata. La maggior parte dei profili tariffari, infatti, applicati dai gestori del mobile, privilegiano le chiamate all’interno della propria rete (cliente Tim che chiama altro cliente Tim) attraverso tariffe molto convenienti con costi proibitivi per chiamate extrarete (ad es. cliente Tim che chiama cliente Omnitel). Ovvi i conseguenti sostanziali aggravi di costi qualora non si riesca ad identificare il numero contrassegnato dal prefisso. A ciò si aggiunge la prassi seguita dai gestori della telefonia mobile di non fissare un prezzo per trasferire il numero da un gestore all’altro (alcuni gestori chiedono 10 euro) e quel che è più grave, l’Autorità permette una vera e propria confisca del credito residuo, qualora un cliente cambi gestore mantenendo lo stesso numero di telefono.

Insomma, per le 4 associazioni di consumatori, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha abbandonato gli utenti in preda alla sfrenata smania di guadagno delle compagnie telefoniche.

Adusbef, Codacons, Federconsumatori e Casa del Consumatore, che già hanno presentato un ricorso al Tar sulla questione, annunciano la presentazione, con l’assistenza dell’avv. Claudio Coratella del foro di Roma e dell’Avv. Lucio Golino, di 103 denunce per truffa e frode in commercio ad altrettante Procure della Repubblica di tutta Italia, al fine di tutelare i consumatori italiani, purtroppo anche dalla scarsa attenzione mostrata dall’Autorità, che si è limitata ad inserire sul suo sito internet un prospetto informativo per i consumatori . Infatti se annuncio al consumatore che telefonando al prefisso ?fratello? dello stesso gestore spende 200 lire al minuto, se poi gli faccio pagare 800 lire perché lui chiama il prefisso fratello ma trasferito ad altro gestore senza avvertirlo adeguatamente, sicuramente commetto una truffa commerciale punita dall’art. 515 bis del codice penale. E la truffa è tanto più grave in quanto i gestori avevano promesso all’Authority che avrebbero avvertito gli utenti se telefonavano fuori del gestore senza saperlo (off net) ma poi se ne sono ?fregati?.
Ora la Procura della Repubblica dovrà sequestrare gli apparati tecnici che consentono questo imbroglio mentre chiunque facendo una telefonata ad un numero trasferito ad altro gestore si vedrà addebitare sulla bolletta una cifra non prevista potrà far causa al giudice di pace per riavere indietro i soldi. Il CODACONS gli farà…causa gratis!!

Intanto nella relazione di oggi l’Autorità ha affermato che si sta entrando nella seconda fase della liberalizzazione del mercato, caratterizzata da maggiori regole e un incremento della vigilanza, sperando che sia la volta buona e che non si tratti solo di chiacchiere, hanno commentato Adusbef, Federconsumatori e Codacons, associazioni facenti parte dell’Intesa e che più di tutte si occupano di telecomunicazioni e che oggi erano presenti al Senato nelle persone dei loro presidenti, a rappresentare i consumatori italiani.































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