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Consumi al rallentatore, l’inflazione frena

Roma.  Diminuisce il prezzo del petrolio e i consumi con la conseguenza di una calo dell’inflazione che i consumatori non condividono. Secondo l’Istat, infatti, in settembre l’inflazione è sc esa al 3,8% mentre su base mensile registra un calo dello 0,3%. L’Istituto di statistica conferma l’inversione di tendenza dal picco di luglio che «riflette in primo luogo la decelerazione della crescita tendenziale dei prezzi dei beni, dovuta al venir meno delle tensioni congiunturali sul comparto energetico». Si attenuano anche i rialzi dei prezzi nel comparto degli alimentari e dei servizi. Risultato: l’indice acquisito nell’anno è sceso al 3,4%, quello al netto dei rincari di alimentari ed energia al 2,8% e quello per i beni ad alta frequenza di acquisto al 5,4%.
Secondo il Cerm, il centro studi che si occupa di competitività, regolazione, mercati, il piano di salvataggio delle banche rischia di far ripartire «una ventata inflazionistica che potrebbe derivare dagli interventi a sostegno e salvataggio dei mercati finanziari. Nel dato Istat – rileva il Cerm nella nota – si coglie l’effetto della politica di rigore tenuta dalla Bce, assieme a quelli endogeni riconducibili al rientro delle quotazioni del greggio e alla contrazione della domanda.
Ma intanto lo scenario è cambiato. La crisi finanziaria internazionale ha reso necessario non solo un cambio di rotta della Bce ma anche una mossa coordinata in senso espansivo di tutte le principali banche centrali. Questo nuovo scenario, non previsto a settembre, induce a considerare che nei prossimi mesi l’Italia potrà trovarsi, al pari degli altri Paesi, coinvolta in una ventata inflazionistica mondiale che, se è da accettare come il minore dei mali, deve comunque essere gestita adeguatamente, perchè non produca danni all’economia reale e ai singoli consumatori e risparmiatori».
Intanto gli italiani faticano a far quadrare i conti. A livello tendenziale si fanno sentire gli aumenti della carne (+3,8%) ma soprattutto di pane (+8,6%) e pasta (+24,9%) che la Coldiretti definisce «scandalosi» a fronte del calo dei prezzi dei cereali attorno ai 0,28 euro. Viceversa, continua a sgonfiarsi la bolla dei carburanti: a settembre la verde è diminuita dell’1% (+10% sull’anno scorso), il diesel del 3,4% (+19%) e il gasolio per riscaldamento del 3,7% (+20,1%). Aumentano invece su tutta la linea i medicinali: +5,4%.
Analizzando i comparti si registra il balzo della spesa per la casa e per i combustibili (+7,7%), per i trasporti (+6,7% con un picco per i biglietti aerei del +26%) e per gli alimentari. In controtendenza i prezzi delle comunicazioni. Su agosto crescono invece i prezzi di istruzione (+1,2%), abbigliamento e calzature (+0,4%) ed alimentari (+0,3%). In calo trasporti (-1,7%), tempo libero (-1,4%), comunicazioni (-0,6%), spese per la casa (-0,3%) e per la ristorazione (-0,1%). Una citazione a parte merita la scuola. La spesa per tasse e rette scolastiche (esclusi libri, zaini, quaderni, penne e matite) è più cara alle elementari seguono medie e licei.
E come di consueto si accende la guerra di cifre. Per il Codacons l’indice al 3,8% è «fittizio» perché l’inflazione reale è almeno al doppio e a fine anno si tradurrà in una stangata da circa 1.700 euro a famiglia. La frenata dei prezzi – sostengono invece Federconsumatori e Adusbef – dipende dalla «violenta diminuzione dei consumi».
 

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