Era ormai nell’aria la chiamata in causa delle ex intoccabili agenzie di rating. E visto che nessuno «osava» fare la prima mossa ci ha pensato un agguerrito gruppetto di risparmiatori di Bari coadiuvato da Codacons, Confconsumatori e Movimento Consumatori, a trascinare in tribunale il colosso Standard & Poor’s. Il «casus belli» è il crac del momento: quello della banca Lehman passato su tutti i media del mondo attraverso le fotografie dei dipendenti che portavano via negli scatoloni le proprie cose. Quel fallimento ha colpito duro anche in Italia: tra bond e polizze index e unit linked l’esposizione nazionale potrebbe toccare i 4 miliardi secondo Bankitalia. In questo caso il pacchetto degli investimenti è dunque ridotto: poco più di 3,9 milioni di euro come somma di bond e polizze di circa 30 risparmiatori che in realtà arrivano anche da altre regioni. Ma l’importanza della mossa fatta dall’avvocato Antonio Pinto, responsabile di Confconsumatori Puglia, è di essersi mosso per prima creando i presupposti per una causa-pilota potenzialmente dirompente. è probabile che se il tribunale di Milano, dove è stato depositato l’atto di citazione, dovesse giudicare percorribile la via del processo civile per il risarcimento dei danni, il caso sarebbe seguito da più occhi. Non è per nulla che da Londra è giunta prontamente la risposta dell’agenzia: «Quest’accusa è priva di fondamento e noi ci opporremo fermamente ad essa». «I nostri rating — ha fatto sapere l’agenzia — sono opinioni sulla qualità del credito. Non sono raccomandazioni a comprare, vendere o tenere i titoli e non valutano neppure l’adeguatezza di uno strumento di investimento». «Non è stato facile preparare la causa — racconta Pinto — perché abbiamo dovuto fare i conti con un vuoto normativo anche a livello internazionale sulle agenzie. Non esistono norme che indichino gli obblighi e le sanzioni per chi prepara i rating e anche la Commissione europea se ne sta occupando». La strategia sarà quella di ottenere per analogia con altre professioni qualificate, come quella dei medici, una «responsabilità contrattuale» anche in assenza di un contratto e di una firma. Il vantaggio è che se il giudice dovesse riconoscere questa analogia l’onere della prova sarebbe a carico dell’agenzia. Inoltre Pinto porterà al processo anche le carte di PattiChiari, l’iniziativa dell’Abi, per dimostrare che quel rating «ha avuto un nesso di causa effetto nello spingere i risparmiatori all’acquisto». A maggior ragione considerando che almeno per 15 di loro gli acquisiti sono stati fatti negli ultimi tre mesi prima del crac. La causa è stata avviata a Milano per via della sede italiana della S&P. Ma gli avvocati hanno già annunciato possibili battaglie anche contro le altre due società di rating. Il crac di settembre della Lehman ha coinvolto anche i risparmiatori italiani. Sopra l’avvocato Antonio Pinto che sta seguendo la causa contro S&P