(ANSA) – TORINO, 22 NOV – "Ci sono crepe dappertutto, la scuola è mezza andata. Non si può morire così’". Gli studenti del liceo Darwin sono attoniti, non riescono ancora a credere che Vito è morto in classe per colpa di un tubo caduto dall’alto. Lo sgomento è forte, così come la rabbia che sale con il passare delle ore. Per loro la scuola non era sicura. Un tema, quello della sicurezza, a cuore anche al capo dello Stato Giorgio Napolitano che oggi ha sollevato, parlando della scuola in generale, "inquietanti interrogativi sulle garanzie a presidio della sicurezza negli istituti scolastici". Ma il Governo su questo tema ha le idee chiare. "Abbiamo previsto all’interno del decreto sulla scuola – ha detto a Rivoli il ministro Mariastella Gelmini – un articolo che focalizza l’attenzione sulla sicurezza degli istituti scolastici, prevedendo anche lo stanziamento di alcune risorse. Nel 2008 abbiamo distribuito 300 milioni di euro proprio su questo tema e con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Guido Bertolaso, abbiamo avviato un piano per mettere in sicurezza le cento scuole meno sicure d’Italia" Ma ai ragazzi non basta, soprattutto a quelli del Darwin. "Non è possibile alzarsi la mattina salutare i genitori per andare a scuola e morire", ha denunciato Fabrizio. "Qui ci vorrebbe una ristrutturazione da cima a fondo – ha affermato – sfido chiunque a sostenere il contrario. Nel giardino ci sono addirittura le tegole che ci cadono addosso dal tetto". "Dicono tanto del Meridione, ma qui è peggio", hanno sostenuto in coro altri studenti che hanno sostato diverse ore davanti all’istituto a guardare le ambulanze che portavano via i compagni feriti. "Sono tutti ladri" hanno urlato alcuni familiari rivolgendosi alle istituzioni scolastiche. "Problemi di sicurezza? Non ne abbiamo mai avuti" si è difesa Maria Torelli, preside del liceo di Rivoli. "Quando c’é stato qualcosa – ha aggiunto – siamo subito intervenuti". L’eco delle polemiche raggiunge ogni angolo d’Italia. "Quella di Rivoli è una tragedia annunciata, visto che il 75% degli istituti è a rischio" ha sostenuto il Codacons. "Circa 10.000 edifici scolastici italiani, il 24% del totale, necessitano di interventi di manutenzione urgenti" ha ribattuto Legambiente. "Il 42% degli edifici – ha aggiunto – è privo del certificato di agibilità statica". La tragedia di Rivoli "non é una fatalità" ha sostenuto Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil. "La gran parte degli edifici – ha aggiunto il sindacalista – non è conforme alle norme di sicurezza e sono fatiscenti, la legge 626 non è applicata". Dello stesso avviso è il segretario nazionale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo. Ma le polemiche non frenano il dolore per la morte di Vito Scafidi. Soprattutto sul web. "Tutto ciò è ingiusto, ciao piccolo angelo dagli occhi azzurri", scrive Barby su Netlog.com, uno di quei socialnetwork alla moda tra i giovani. "Non dovevi morire, ho il cuore a pezzi", aggiunge Alle. E via così, centinaia di messaggi scorrono sotto la foto di Vito. Biondo e con gli occhi azzurri, Vito Scafidi giocava a calcio nel Lascaris 91 ed era tifosissimo della Juventus. Suo papà Rosario, piccolo imprenditore edile, si era trasferito dalla Sicilia a Pianezza (Torino), dove era anche consigliere comunale. Vito e sua sorella Paola, anche lei studentessa al Darwin, erano i ‘cocchi’ di casa, amati e coccolati anche alla loro voglia di vivere e il carattere socievole. "Mi piace stare in compagnia", diceva lui stesso sul web, dove trionfano quelle che erano le sue passioni. Il calcio e la Juventus, appunto, ma anche l’iPod, Gucci, Vasco Rossi e le auto della Mercedes. I sogni di un giovane che, scrive un amico sul web, "non doveva morire".(ANSA).