«Dal Consiglio di Stato abbiamo avuto la conferma che nella vicenda Dal Molin, almeno per adesso, il consenso politico prevale sugli interessi primari come la salute dei cittadini». Il portavoce del Coordinamento dei comitati Giancarlo Albera fatica ad accettare serenamente la sentenza del tribunale romano che ha distrutto i sogni dei ricorrenti del Codacons. Adesso per il “No Dal Molin“ rimane solo da sperare nell`udienza al Tar Veneto prevista per l`8 ottobre, ma poi il governo avrebbe comunque a disposizione un secondo e ultimo appello al Consiglio di Stato. «Questi giudici ci hanno già fatto capire che non intendono ripensarci e che il coltello dalla parte del manico ce l`ha la nostra controparte» dice Albera, che la delusione l`ha vissuta giù a Roma, dove si era recato al seguito degli avvocati di Codacons, dei Comuni di Vicenza e Padova e della società Aeroporti Vicentini.
«È incredibile – continua Albera – che l`assenza del progetto finale sia stato usato dall`avvocatura di Stato per asserire che non si può dimostrare il temuto danno e che il Consiglio di Stato abbia confermato che non risultano riscontri concreti sui rischi di danno ambientale». Che la questione della mancata correttezza procedurale messa in luce dal Tar potesse essere ribaltata nella capitale – dopo la presentazione di alcuni documenti da parte dell`Avvocatura di Stato – era anche prevedibile. Le speranze di Albera e soci erano quindi concentrate sulle questioni ambientali. Speranza andate completamente deluse. Per il Consiglio di Stato basta e avanza il lavoro del commissario Costa, che ha spostato il progetto dal lato est al lato ovest, su un`area cioè «già destinata prevalentemente ad attività aeroportuale e di cui è prevista la dismissione da parte dell`amministrazione militare italiana, senza quindi alcun cambio di destinazione d`uso». Se ne riparlerà ad ottobre, stavolta a Venezia.